Pechino risponde a capo intelligence britannica

La Cina rifiuta l’idea di Guerra fredda e anche il presidente statunitense Joe Biden non è d’accordo con tale teoria, pur conoscendo le distanze, evidenti, tra Washington e Pechino. Eppure a parlare in questi termini è stato nelle scorse ore anche il capo dell’intelligence britannica, Richard Moore, secondo il quale il contenimento delle minacce in arrivo dalla Cina è «l’unica massima priorità», alludendo ad una «mentalità», appunto, «da Guerra fredda». Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha però accusato a sua volta Moore di «distorcere deliberatamente i fatti e di diffamare le politiche della Cina», utilizzando lui espedienti «pieni di mentalità da Guerra fredda con lo scopo di provocare lo scontro ideologico». La Cina, secondo il capo dell’intelligence britannica, usa la sua influenza economica per cercare di «prendere all’amo» altri paesi, erodendone la sovranità e ottenendo l’accesso a dati di importanza cruciale. Secondo Moore, poi, gli agenti dell’intelligence cinese «cercano di sfruttare la natura aperta della nostra società, anche attraverso l’uso di piattaforme di social media per facilitare le loro operazioni». Ci sono poi da considerare i progressi cinesi in ambito militare, a cominciare dalle armi supersoniche, circostanza che in effetti impensierisce (e non poco) i funzionari del Pentagono Usa. I recenti test militari di Pechino hanno suscitato dunque la preoccupazione di Washington per l’avanzamento in ambito di capacità tecnologiche e militari.