di Francesco Paolo Capone – Segretario Generale UGL

Sulle linee guida contenute in una circolare della Commissione Ue rivolta a chi lavora nelle istituzioni europee, poi ritirata, affinché nella comunicazione si utilizzi un linguaggio più consapevole e più inclusivo, a farne le spese è stato niente di meno che il Natale. Nonostante quest’anno, a causa della nuova variante Omicron, rischi di essere vissuto di nuovo in tono minore e, come festività religiosa, abbia già da tempo travalicato i confini di una delle tre più grandi confessioni monoteiste, essendo rispettato e “festeggiato” nel mondo soprattutto Occidentale come periodo di meritato riposo e di condivisione, sia dai credenti che dai non credenti. Considerare il Natale una festività, anzi soprattutto un termine, che può generare discriminazione è un controsenso. Ma volendo «essere sensibili al fatto che la gente ha tradizioni e calendari religiosi differenti», bisogna evitare di usare frasi come «il Natale può essere stressante» e al posto di “Natale” scrivere “vacanze”. Si prescrive, inoltre, di «non usare negli esempi e nelle storie solo nomi che sono tipici di una religione» come Maria e Giovanni. Nomi che peraltro esistono anche in confessioni religiose diverse dalla cristiana. Le prescrizioni vanno oltre l’ambito religioso e non sono meno ridicole quando, ad esempio, indicano di non usare in pubblico la formula «Signore e Signori», ma «Cari Colleghi», oppure di usare l’espressione «persona gay» al posto di «omosessuale», perché quest’ultima «può essere considerata offensiva».

Sfugge l’impianto teorico, filosofico e sociologico al quale tali assunti fanno riferimento e persino a vantaggio di chi siano state individuate “le prescrizioni” più inclusive che, in realtà, discriminano chi professa la religione cristiana. Infatti, la pubblicazione della circolare ha suscitato polemiche e indignazione, al punto da meritare proprio oggi un dietrofront dalla parte della commissaria Ue all’Uguaglianza, Helena Dalli, supervisor delle indicazioni per la comunicazione esterna e interna dell’Ue, ammettendo candidamente che l’iniziativa delle linee guida ancora «non è un documento maturo e non va incontro ai nostri standard qualitativi». Ciò significa che la circolare sulle comunicazioni tornerà. Ma davvero più matura? E da quale punto di vista?

In ogni caso, la frittata è fatta e non può non far venire in mente un grande scrittore e saggista come George Orwell, il quale sulla burocrazia e sui burocrati – a dire il vero anche sui sindacalisti –, nonché sulla libertà e sulle dittature scrisse, quelle sì, pagine e parole immortali. «Uno degli effetti di una vita tranquilla e civilizzata è di sviluppare un’estrema ipersensibilità, che tende a far sembrare disgustose tutte le emozioni primitive. La generosità diventa penosa come la malignità, la gratitudine odiosa come l’ingratitudine». E così anche il Natale sembra essere diventato discriminatorio.