di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Una delle principali notizie di oggi riguarda il fisco, tallone d’Achille italiano, che impedisce una piena ripresa del Paese. Si tratta, per una volta, di una buona notizia. La riforma dell’Irpef è, infatti, un primo passo positivo verso la riduzione e semplificazione delle tasse e delle imposte. Speriamo che si arrivi, poi, a quel vero e proprio shock fiscale che da tempo l’Ugl richiede al Governo, a questo come ai precedenti, per permettere all’economia, all’occupazione, ai consumi di ripartire in modo stabile e duraturo. L’accordo politico sulla riforma dell’Irpef va in questa direzione, dando respiro a quel ceto medio, che da un lato ha subito in modo significativo l’effetto della crisi e della pandemia e che dall’altro contribuisce, o vorrebbe contribuire, alla ripresa dell’economia. In cosa consiste la riforma è presto detto. Le aliquote scendono da cinque a quattro, con l’obiettivo di portarle in seguito, entro il prossimo mese di Aprile, a tre. Con un reddito fino a 15mila euro si continuerà a pagare il 23%, fino ai 28 L’aliquota scenderà dal 27% al 25%, per il “grosso” della classe media, quella che guadagna fino a 50mila euro si passerà dal 38% al 35% e coloro che hanno un reddito superiore a questa soglia – abbassata a 50mila euro, appunto – faranno parte dell’ultimo scaglione tassato al 43%. I benefici per la fascia media dovrebbero essere consistenti, circa 900 euro l’anno risparmiati, ma ci saranno risparmi per tutti e nessuno, invece, sarà costretto a pagare di più. Anche l’Irap sarà rimodulata, con giovamento per le piccole partite Iva, con l’impegno a cancellare del tutto questa tassa e a procedere anche, in primavera, a una ridefinizione dell’Iva. Sarà ampliata la “no tax area” per pensionati e autonomi, fino a 8mila e cinquecento euro annui. I fondi a copertura della riforma deriverebbero da una migliore situazione economica e dalla lotta all’evasione fiscale. Non si tratta di un punto di arrivo, non solo a parere del governo, ma anche dal nostro punto di vista. Importante, infatti, iniziare a razionalizzare e alleggerire il peso della tassazione, che ha ormai raggiunto un livello insostenibile per lavoratori e imprese. Ma l’obiettivo, a nostro avviso, dovrebbe essere quello di uno ‘shock’ fiscale senza precedenti volto a immettere liquidità nell’economia reale. In tal senso, chiediamo al Governo di proseguire lungo la strada intrapresa e avviare una riforma complessiva del fisco fondata sulla ‘flat tax’ e sul taglio del cuneo che penalizza il lavoro, presupposti fondamentali, già prima della crisi Covid, e ora ancora di più necessari per accelerare la ripartenza del Paese e incentivare nuove assunzioni, eliminando quelle zavorre che, con un effetto paradosso, anziché sostenere lo Stato nelle sue spese, di fatto imbrigliano l’economia impedendo un maggiore sviluppo.