di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Ricordando quanto accaduto diciotto anni fa, con l’attentato di Nassiriya, costato la vita a 19 militari e civili italiani

Oggi ricorre l’anniversario, il diciottesimo, della strage di Nassiriya ed è un dovere di tutti gli italiani, al quale noi dell’Ugl aderiamo convintamente, quello di ricordare e rendere omaggio ai caduti in questo tragico attentato e assieme a loro tutti gli altri soldati e civili che hanno perso la vita rappresentando il nostro Paese nelle missioni internazionali. «Il loro ricordo è indelebile nella coscienza degli italiani. Tutti abbiamo un debito di riconoscenza verso i militari e i civili impegnati per la pace nel mondo, per la generosità e la professionalità con cui quotidianamente assolvono al loro compito in contesti di grande pericolo», così oggi, con parole pienamente sottoscrivibili, il presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Il 12 novembre, data dell’attentato suicida contro la Base dei Carabinieri in Iraq, costato la vita a 28 persone, 19 italiani di cui 17 militari e 2 civili, e 9 iracheni, data la particolare gravità e il numero altissimo di vittime, è diventata la giornata dedicata a tutti i nostri militari e civili morti compiendo il proprio dovere. Una giornata di ricordo, ma anche di riflessione. Di argomenti ce ne sarebbero moltissimi. Il ruolo dell’Italia nel mondo, l’atteggiamento del nostro Paese nello scenario internazionale, senz’altro da rendere più incisivo e indipendente, nell’interesse della nostra Nazione. Troppe volte abbiamo visto l’Italia in prima linea, ma non sufficientemente sostenuta nella difesa dei propri interessi. Poi il compito, difficilissimo, delle Forze Armate, sempre pronte a rischiare in prima persona, con il massimo impegno e a volte a costo della vita, nelle emergenze nazionali come sugli scenari di guerra internazionali e nella lotta al terrorismo, senz’altro da sostenere in modo unitario e sentito, perché rappresentano la nostra Patria all’estero e perché operano a tutela di noi tutti. Rispedendo al mittente ogni velleità antimilitarista e imparando a mostrare il necessario senso di gratitudine verso i nostri soldati; la politica, tutta o quasi, sembra comunque aver finalmente imparato questa lezione. Un anniversario che quest’anno, poi, cade in un momento particolare per l’Italia, divisa fra voglia di ricominciare dopo la pandemia, timori per la quarta ondata, tensioni sociali e cambiamenti politici. Una ricorrenza che dovrebbe, in questa fase storica, renderci più coesi, omaggiando i caduti per l’Italia e riscoprendo in loro nome un maggiore sentimento di unità nazionale, senso del sacrificio, impegno per il bene comune.

I fatti

Era il 12 novembre del 2003 quando un camion bomba esplose all’ingresso della Base Maestrale dei Carabinieri dell’operazione internazionale “Antica Babilonia”, nella città irachena di Nassiriya, Rimasero uccise 28 persone, 19 italiani e 9 iracheni. Grazie all’intervento del carabiniere di guardia all’ingresso, Andrea Filippa, che riuscì a uccidere i due terroristi e rimase a sua volta vittima dell’attentato, il camion esplose all’entrata e non dentro la base, evitando così una strage di ancora maggiori dimensioni.