Nel 2019 le polmoniti hanno ucciso 2,5 milioni di persone e la pandemia ha peggiorato le cose

Il bilancio è drammatico: nel 2019, la polmonite ha ucciso 2,5 milioni di persone, alcune delle quali giovanissime. Tra le vittime, infatti, ci sono anche 672mila bambini, specialmente nei Paesi più poveri del mondo. Nel frattempo, la pandemia ha peggiorato ulteriormente le cose. A denunciarlo è la campagna internazionale “Stop Pneumonia”, promossa dalla coalizione globale “Every Breath Counts Coalition”, in occasione della “Giornata mondiale della polmonite”, che si celebra oggi e intende sensibilizzare l’opinione pubblica su una tra le infezioni – la polmonite consiste in un’infiammazione acuta del tessuto polmonare – più letali al mondo. A cosa è dovuta? Gli esperti spiegano che è causata da un’infezione da batteri – lo pneumococco, in particolare – e da virus, come quello sinciziale, influenzale, rinovirus e coronavirus, incluso il Sars Cov-2 che ha scatenato l’attuale pandemia. Tra i fattori di rischio, è stato inserito anche l’inquinamento atmosferico – il motivo: l’inquinamento riduce l’efficacia delle protezioni naturali dell’organismo –: circa un terzo di tutti i decessi per polmonite è legata all’aria inquinata, con circa 749.200 vittime nel 2019. Tuttavia, ricordano gli esperti, se diagnosticata e trattata in fase precoce, la polmonite può essere scongiurata e curata con l’ausilio dei vaccini, dei farmaci. Fondamentale, nella prevenzione della malattia, anche l’igiene delle mani e degli ambienti.