Le proposte di legge Catalfo e Serracchiani non convincono sindacati e datoriali
È toccato al segretario generale dell’Ugl Paolo Capone, ribadire quella che è la posizione formale del sindacato confederale che, per almeno in questo caso, coincide con quella delle associazioni datoriali. Per uscire dalla spirale dei salari bassi, la via maestra è quella della contrattazione collettiva e non certo quella della introduzione per legge di un salario minimo legale, peraltro su base oraria. A fronte di una questione oggettiva, quella dei lavoratori poveri, la risposta, ragionano le parti sociali, non può essere affidata esclusivamente alla legge. Come fatto notare dalle parti sociali, l’approvazione di uno dei due disegni di legge presentati a suo tempo dalla senatrice Nunzia Catalfo del Movimento 5Stelle e dalla deputata Debora Serracchiani del Partito democratico non risolverebbe la questione. Le due proposte, infatti, prevedono rispettivamente 9 euro lordi e 9 euro netti all’ora, onnicomprensivi di tutte le voci che, normalmente, compongono la paga oraria, come definita dalla contrattazione collettiva. Un meccanismo che, appunto, non supera la questione del lavoro povero, rispetto al quale si dovrebbe viceversa agire sul versante del costo del lavoro e sulle ore effettivamente lavorate dal singolo dipendente. Il tema del salario minimo legale su base oraria presenta anche delle controindicazioni da valutare con attenzione, ad iniziare dall’impatto che avrebbe sui servizi alla persona.