A rischio i redditi, ma anche la sicurezza e la salute del personale addetto

Quasi il 60 percento dei rapporti di lavoro domestico, precisamente il 57%, sarebbe caratterizzato da irregolarità. È questo uno dei dati che emerge che chiarezza dal rapporto annuale sul lavoro domestico, redatto dalla Associazione Domina. Un fenomeno, quello del lavoro domestico, che, secondo gli estensori dello studio, vale 7,2 miliardi di euro che salgono a 15, se si considera la componente sommersa. L’alternativa in assenza del lavoro domestico sarebbe una maggiore spesa sociale per 11,2 miliardi di euro. Numeri impressionanti che investono le famiglie italiane. Soprattutto durante il periodo più duro del lockdown, il lavoro domestico ha risentito in maniera forte delle restrizioni imposte per contenere la pandemia, tanto che, fin dal primo momento, Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno insistito sull’allora governo Conte per l’adozione di misure di sostegno al reddito, cosa che è poi avvenuta con l’introduzione di alcuni bonus prima e con il reddito di emergenza dopo. Sempre i sindacati hanno da tempo richiamato l’attenzione su un altro aspetto, altrettanto centrale, quello della formazione e della conoscenza della normativa in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. È appena il caso di ricordare la delicatezza del lavoro svolto in rapporto all’utenza e i rischi che si annidano nelle abitazioni con i tanti pericoli connessi all’impiego di elettrodomestici o alla movimentazione manuale dei carichi.