L’ipotesi iniziale è quella di passare da quota 100 a quota 102, ma soltanto per il 2022. Novità in vista anche sul versante delle regole di accesso al reddito di cittadinanza

Verosimilmente sarà la parte della legge di bilancio sulla quale si concentreranno le maggiori frizioni sia in Parlamento che nel Paese. Reddito di cittadinanza e pensioni sono infatti due argomenti sui quali lo stesso governo sta incontrando notevoli difficoltà a far quadrare i conti. Al momento, rispetto al reddito di cittadinanza, l’esecutivo ha inteso muoversi su due fronti: un incremento delle risorse a disposizioni (poco più di un miliardo di euro a partire dal 2022) ed una revisione delle regole di accesso e delle cosiddette condizionalità (distanza chilometrica ridotta e minore possibilità di rifiutare una offerta congrua). Nello stesso pacchetto rientrano anche maggiori oneri per i comuni con riferimento ai controlli e uno stanziamento di risorse per i centri per l’impiego. Il vero banco di prova della tenuta del governo, però, potrebbe essere quello delle pensioni. Come noto, la scadenza della sperimentazione triennale di quota 100 al 31 dicembre impone un intervento per evitare lo scalone della Fornero che, in alcuni casi, potrebbe sfiorare addirittura i cinque anni. La proposta presentata dal premier Mario Draghi poggia su alcuni tasselli, il primo dei quali rappresentato dal passaggio a quota 102, con 64 anni di età e 38 di contributi, nel 2022. In aggiunta, si prevede: l’istituzione di un fondo per l’uscita anticipata dei lavoratori delle imprese in crisi, con una dotazione annua di 200 milioni per tre anni; un allargamento della platea di coloro che possono accedere all’Ape sociale con una proroga della stessa; una proroga con innalzamento dell’età minima di opzione donna. Completano il pacchetto previdenza delle disposizioni specifiche per alcune categorie (personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, giornalisti). Nella stessa parte della legge di bilancio, incontriamo inoltre una serie di misure mirate su settori (ad esempio, l’integrazione salariale per i dipendenti di Alitalia o gli esoneri contributivi per i lavoratori provenienti da imprese in crisi) o su categorie (genitori, donne, giovani, disabilità, lavoratori dello sport). In particolare, dovrebbero essere finanziati degli interventi sul versante della parità di genere, pure salariale. Interventi sono previsti infine in materia abitativa (con incentivi ai giovani sia per l’acquisto che per la locazione) e sul versante dei livelli essenziali delle prestazioni per i servizi educativi per l’infanzia (uno dei capitoli forti del Piano nazionale di ripresa e resilienza) e di trasporto scolastico di studenti disabili.