di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

La celebrazione del 4 novembre è una festa importante perché questa giornata, che ricorda la fine della I guerra mondiale, il proseguimento dell’unificazione del Paese, con l’annessione di Trento e Trieste all’allora Regno d’Italia, e che per estensione celebra l’Unità nazionale, le nostre Forze armate e i caduti per difendere la Patria, è una giornata di coesione nazionale. Ed è quello di cui tutti gli italiani, specie in questo periodo, hanno bisogno. Senso di appartenenza e di fratellanza. Riscoperta delle nostre radici, del difficile percorso che ha portato all’edificazione di uno Stato unico e indipendente, uno Stato che spesso oggi si dà per scontato, mentre è stato frutto del sacrificio dei nostri progenitori. Giusto tributo a quanti, nelle Forze Armate, garantiscono la sicurezza e la libertà e l’hanno garantita in passato, alcuni con l’estremo sacrificio, simbolicamente rappresentati dal Milite Ignoto, di cui quest’anno si è celebrato il centenario dalla tumulazione, avvenuta il 4 novembre 1921. La festa nazionale, istituita nel 1919, venne trasformata in una semplice “giornata celebrativa” a fine anni Settanta, nel ‘77 per l’esattezza, non solo per motivi economici, con l’austerity dell’epoca, ma anche in nome di una interpretazione antipatriottica allora in voga. Come se la sollevazione popolare rappresentata dal Risorgimento e dalla “Grande Guerra”, considerata di fatto la quarta guerra d’indipendenza italiana, non fosse – solo perché portata avanti da noi italiani e non da altre popolazioni più lontane – una lotta di libertà e autodeterminazione. Ed anche a causa della ritrosia nel festeggiare il nostro esercito, come se non fosse chiara l’importanza insostituibile delle forze armate nazionali per il mantenimento della sicurezza, interna ed esterna, in uno stato democratico. Poi, cambiato il clima politico, questa festa è stata riscoperta e, per assurdo che possa sembrare a chi, come noi, l’ha sempre apprezzata, è stata “riabilitata”. A partire dagli anni ‘90, in un contesto nuovo, più slegato rispetto alle contrapposizioni ideologiche del periodo precedente. Ed è tornato il giusto e sacrosanto orgoglio di tutti – escludendo forse qualche sparuto estremista – nel veder passare nel cielo le Frecce Tricolori, sventolare la nostra bandiera, assistere alla sfilata dei nostri militari. Finalmente, perché il patriottismo è un valore, il rispetto verso le Forze Armate sacrosanto, il ricordo dei caduti un dovere. Sentimenti che non vanno certo confusi con atteggiamenti sciovinisti, ma che rappresentano il non solo legittimo, ma auspicabile sentimento di orgoglio nazionale che tutti noi sempre, non solo il 4 novembre a dire il vero, dovremmo avere, quel senso di appartenenza che dovrebbe spingerci a dare il meglio nella nostra comunità, ognuno nel suo ambito d’azione, ed a provare un senso di fratellanza con i nostri concittadini, superando contrasti e divergenze in nome, sempre, del bene comune.