La dura replica della Cina agli Stati Uniti

Nonostante l’uso di toni concilianti al momento opportuno, il rapporto di Pechino con il resto del mondo occidentale sembra farsi sempre più complicato. Al di là delle questioni di stringente attualità, molte delle quali verranno affrontate nell’imminente G20 di Roma (a cui però il leader cinese Xi Jinping parteciperà in remoto), ci sono terreni di scontro che rischiano di sfociare in una vera e propria escalation. A partire da Taiwan e non solo a causa delle dichiarazioni del presidente statunitense, Joe Biden, la scorsa settimana sulla possibilità di intervento in caso di aggressione da parte della Cina. Stavolta Pechino ha lanciato un monito agli Stati Uniti sulla partecipazione di Taiwan all’Onu, ipotesi che proprio ieri il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, aveva invitato a sostenere. «Taiwan non ha alcun diritto di partecipare all’Onu», ha affermato il portavoce dell’Ufficio del governo di Pechino per gli Affari con Taipei, Ma Xiaoguang, in quanto le «Nazioni Unite sono un’organizzazione governativa internazionale composta da Stati sovrani». Dello stesso tenore la critica mossa dalla rappresentanza cinese a Bruxelles a proposito di una visita di una delegazione del Parlamento europeo, guidata dall’eurodeputato francese Raphael Glucksmann, in programma la prossima settimana a Taiwan: «Non avere scambi ufficiali in alcuna forma con le autorità di Taiwan è parte essenziale dell’adesione al principio della “Unica Cina”». Le relazioni con la Cina sono complesse e forse un’ulteriore conferma arriverebbe dal cambio di passo che Xi starebbe sollecitando in ambito militare. Il leader cinese, in quanto capo della Commissione militare centrale, ha ribadito la necessità di creare una «nuova situazione» nella costruzione e nella gestione di armi e attrezzature militari, parte degli sforzi per raggiungere una categoria di forze armate di livello mondiale, stando a quanto riportato dall’agenzia Xinhua.