di Francesco Paolo Capone Segretario Generale UGL

La riforma del sistema previdenziale è un capitolo centrale della prossima Manovra finanziaria ed è, allo stesso tempo, il nodo più scottante intorno al quale le “larghe intese” del Governo Draghi si stanno scontrando. Ma non per questo, tutele così importanti, quale è stata Quota 100, una misura di giustizia sociale che ha restituito a 340mila lavoratori italiani la libertà di optare per il pensionamento anticipato, possono diventare ostaggio di veti incrociati e strumentalizzazioni ideologiche. C’è chi in Parlamento le difende e chi preferisce occuparsi del palinsesto Rai, dimenticandosi di aver sostenuto in un passato non così lontano la validità di queste stesse tutele. Così come c’è chi fuori dal Parlamento, nella società civile, nel mondo del lavoro, e sono in questo caso tutti i sindacati, si sta battendo per contrastare il taglio indiscriminato dei diritti acquisiti dai lavoratori con Quota 100 e il ritorno ad una delle riforme più inique in materia, quale è stata appunto la riforma Fornero, che ha usato né più né meno una livella, la stessa livella, per tutti i lavori e per tutti i lavoratori. Ma questa non è equità, è semmai una ghigliottina.

La battaglia dell’Ugl è difendere quelle tutele, attraverso l’introduzione di Quota 41, che fa salva la possibilità di andare in pensione dopo 41 anni di versamenti. Ed è sempre per questo che l’Ugl chiede al Governo Draghi cosa intenda davvero fare, visto che al momento una sintesi “nelle larghe intese” non sarebbe stata ancora trovata, tra l’ascoltare il mondo del lavoro, concorde, anche se con sfumature diverse, nel ritenere legittimo salvaguardare libertà e gradualità di uscita dal lavoro, o l’ascoltare i soliti diktat di Bruxelles. Intanto, per discutere delle varie soluzioni in campo, sarebbe più corretto aprire un tavolo di trattativa, piuttosto che scoprire dai giornali le più verosimili, per il premier Mario Draghi ovviamente, ipotesi ovvero introdurre Quota 102, 103, 104 e dal 2024 ristabilire i 67 anni come requisito per uscire dal mondo del lavoro, cioè la Fornero. Su quest’ultimo punto, in particolare, visto che ormai la sensibilità sulla sicurezza sul lavoro è ampiamente diffusa, grazie anche alla campagna di sensibilizzazione “lavorare per vivere” che l’Ugl sta portando avanti dal 2019, e alla luce della strage quotidiana sotto agli occhi di tutti, va considerato che con l’aumentare dell’età sale il rischio di infortuni mortali, in particolare per quanto riguarda i lavori usuranti. Dunque, la necessità di preservare l’equilibrio dei conti pubblici e di compiacere le teorie economiche care a Bruxelles e al poco solidale gruppo dei Paesi frugali, non può giustificare il taglio indiscriminato dei diritti faticosamente acquisiti dai lavoratori italiani, visto che soprattutto i più “recenti” sono già destinati a vedere con il binocolo l’agognato e legittimo riposo.