Tavolo di confronto con le parti sociali sulle principali questioni ancora aperte

Il ministero del lavoro prova ad allineare il settore privato al pubblico per quanto attiene il lavoro agile. La progressiva uscita dello stato di emergenza, salvo complicazioni sempre all’ordine del giorno, si sta riflettendo sull’organizzazione del lavoro, con particolare riferimento allo smart working. Come noto, lo strumento, introdotto già con una legge del 2017, ha avuto un uso massimo e semplificato a partire dal marzo dello scorso anno. A rigor di logica, quello che abbiamo conosciuto da allora somiglia ad una prestazione di lavoro da remoto – qualcuno ha anche parlato di home working – più che al lavoro agile propriamente detto. Da fenomeno di nicchia, si è trasformato in fenomeno di massa. Così, mentre la pubblica amministrazione dal 15 ottobre scorso ha richiamato i propri dipendenti in ufficio, dando tempo fino al 31 ottobre prossimo per la sottoscrizione degli accordi individuali, tenendo conto delle percentuali di utilizzo, nel settore privato le aziende stanno operando ognuna secondo le proprie esigenze. La questione principale, che inevitabilmente tornerà al tavolo convocato dal ministro Orlando con Cgil, Cisl, Uil, Ugl e le altre parti sociali per il pomeriggio di martedì prossimo, è quella della semplificazione burocratica sugli accordi individuali e sulle comunicazioni. I sindacati confederali insistono molto sulla necessità di valorizzare gli accordi collettivi.