In Russia chiuse attività lavorative per nove giorni

Tra campagne vaccinali e maggiori consapevolezze, la pandemia di coronavirus tiene meno in apprensione l’Europa. Anche se non si può notare come i numeri, negli ultimi giorni, siano risultati particolarmente pesanti nel Regno Unito e in Russia. Nel primo caso, dove si è deciso di riaprire tutto dalla seconda metà di luglio, i casi sono tornati ad essere oltre 40 mila da almeno otto giorni: ieri si sono registrati 49.139 nuovi contagi e 179 i decessi. Nel Regno Unito oltre il 70% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino, ma secondo il ministro della Sanità britannico, Sajid Javid, qualora dovesse proseguire l’aumento, il rischio è che si arrivi a registrare 100 mila casi giornalieri nelle prossime settimane. Al momento non sono previsti nuovi lockdown, anche perché il servizio sanitario sembra reggere l’attuale ondata. In Russia, invece, dove in questi giorni il numero di vittime ha segnato nuovi record, il presidente Vladimir Putin ha dato il via libera alla proposta del governo di fermare per una settimana, dal 30 ottobre al 7 novembre, i lavoratori non essenziali, misura che in teoria dovrebbe arginare il trend dei contagi, anch’essi in costante risalita. Anche in Germania si assiste ad una crescita dei casi. Tuttavia la situazione sanitaria resta sotto controllo e il ministro della Sanità tedesco si è detto favorevole alla fine dello stato di emergenza dal 25 novembre, quando scadrà il regime prorogato ad agosto. Stando al Robert Koch Institut, l’incidenza settimanale dei contagi è salita a 85,6 su 100 mila abitanti negli ultimi sette giorni.