Prima parte dell’anno positiva, ma l’incertezza continua a pesare sulle imprese

L’elemento che potrebbe far pensare che, finalmente, le aziende hanno iniziato a ragionare con piani industriali a più lunga scadenza è dato dal sensibile incremento delle conferme dei rapporti di lavoro in apprendistato, cresciute del 21% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Come noto, il contratto di lavoro in apprendistato, pur essendo formalmente a tempo indeterminato, necessita di una conferma alla scadenza del periodo di prova. Per il resto, rimane un certo alone di incertezza, cosa che preoccupa da tempo Cgil, Cisl, Uil e Ugl. A fronte di una crescita importante delle assunzioni, a fine luglio si sono sfiorati i 4,1 milioni, l’incremento maggiore ha riguardato principalmente gli stagionali (più 39%) e i contratti in somministrazione (più 33%) e in misura decisamente minore i contratti a tempo indeterminato (più 4%), nonostante il pacchetto di incentivi contributivi e fiscali che riguardano i giovani, ma anche i disoccupati di lunga durata residenti nelle regioni meridionali. In un tale scenario si innesta un fenomeno che dovrebbe far riflettere il governo, vale a dire la flessione, sempre rispetto al 2020, registratasi nelle trasformazioni da contratto a tempo determinato a contratto a tempo indeterminato. Sempre nel periodo considerato, si è anche registrata una ripresa (più 2%) delle cessazioni; nel complesso, il dato si ferma a luglio, si è arrivati a quasi 3 milioni di casi.