Il bilancio è di almeno 14 morti e diversi feriti

È di almeno 14 morti e diversi feriti il bilancio dell’attentato avvenuto questa mattina contro un bus militare a Damasco. A riferirlo l’agenzia di stampa ufficiale Sana, citando una fonte militare, secondo la quale il veicolo è stato investito dall’esplosione di due ordigni, posizionati all’interno dello stesso bus, al passaggio su ponte Hafez al-Assad alle 6.45, quando in Italia erano le 5.45. Poi un terzo ordigno, rimasto inesploso, è stato fatto brillare dagli artificieri in un secondo momento. Il ministro dell’Interno, Mohammad al-Rahmoun, ha dichiarato che l’attacco «è arrivato dopo aver eliminato il terrorismo dalla maggior parte del territorio siriano e coloro che hanno pianificato questo attacco codardo volevano colpire il maggior numero possibile di cittadini». Damasco, infatti, era stata in gran parte risparmiata dagli attentati negli ultimi anni, soprattutto da quando l’esercito e le milizie alleate avevano riconquistato l’ultima roccaforte ribelle nel 2018. Tuttavia è vero anche che da alcuni mesi si è cominciato a registrare un crescente ricorso alla violenza. Ad esempio nei territori al confine con la Turchia e con la Giordania, le forze militari hanno svolto operazioni militari contro gruppi armati di opposizione al regime di Assad. La situazione, nel suo complesso, ha prodotto una nuova crisi umanitaria nel paese. C’è anche da ricordare che il ritorno al potere dei talebani in Afghanistan è stato festeggiato dai vari gruppi islamisti locali, ritenendolo un modello da seguire.