Ue verso un nuovo Patto di Stabilità e Crescita? Con molta cautela
Forse non è la notizia che fa più clamore, ma è molto importante: oggi il vice presidente della Commissione UE, Valdis Dombrovskis, e il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, avvieranno le consultazioni per la revisione del Patto di Stabilità. Un processo che si concluderà a dicembre per consentire a Bruxelles di presentare le proposte in primavera. Un percorso, come è facile immaginare, tutt’altro che privo di ostacoli. Tant’è vero che, secondo quotidiani e mezzi di informazione, inizialmente la Commissione si muoverà con cautela proprio per evitare che i tanti nodi vengano tutti al pettine. C’è da temere che tutto torni come prima? C’è da dire che l’insieme delle norme che costituiscono il Patto di Stabilità e Crescita sono state messe decisamente a dura prova e non solo da quasi due anni di pandemia. Negli ultimi venti anni, che poi corrispondono agli anni peggiori dell’Italia, ad esempio, in termini di crescita, l’Ue ha dovuto affrontare anche due crisi finanziarie. Tornare indietro sarà impossibile, ma i nostalgici del rigore esistono sempre. Da rivedere, in primis c’è la Governance sulla quale nel febbraio 2020 era stata avviata da Bruxelles. Ma tutto all’improvviso si è dovuto fermare per la pandemia e sappiamo come è andata a finire: l’applicazione della clausola di salvaguardia che ha congelato le regole fino al 2022. La consultazione avviata oggi intende ripartire dal punto in cui ci si era fermati, consapevoli del fatto che, da una parte, ha funzionato e ha salvato l’Europa e che, dall’altra, ha anche aumentato il debito, aumentato dell’11% e superando complessivamente il 100% del Pil. Non parliamo dell’Italia che ha quasi rischiato di andare oltre il 160%.
Sono quattro i punti, anzi i nodi, che ruotano attorno al debito, al deficit e al rispetto delle norme, intorno ai quali parte la Consultazione e Bruxelles ha sicuramente più di una freccia al suo arco contro chi, eventualmente, tornerà ad accusarla di essere miope e rigorista. Su quest’ultimo versante, quello che più temono i Paesi del Mediterraneo (Italia, Spagna, Francia) è che, dopo la consultazione, si ritorni ad un regime di rigore, perché è proprio quello che vorrebbero i cosiddetti Paesi frugali che hanno tutta l’intenzione di tornare indietro, riuscendo però stavolta a farle veramente rispettare quelle tragiche e miopi regole. Su tutti, veleggia la pressoché forzata ambiguità della nuova Germania a guida socialdemocratica che, tuttavia, non si è sbilanciata molto in merito. Anche se si sa già che il liberale Christina Lindner, probabile futuro ministro delle Finanze, farà in modo di far prevalere le su idee “frugali” nel nuovo Governo.