di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Uno degli effetti del clima di tensione che da un po’ di tempo a questa parte si sta respirando in Italia, delle contrapposizioni esasperate, della radicalizzazione delle posizioni, della delegittimazione degli avversari – peraltro proprio mentre c’è un Esecutivo di unità nazionale, che dovrebbe invece puntare sull’unione fra le varie visioni per fare fronte comune, clima nel quale si insinuano figure discutibili normalmente marginalizzate – è che la battaglia contingente sulle varie misure prese per contenere la pandemia sta facendo perdere di vista quella invece necessaria al fine di ottenere l’obiettivo che dovrebbe essere comune: l’uscita dalla pandemia. La situazione non è semplice, ma, forse, anzi sicuramente, servirebbe maggiore collaborazione e dialogo. Con un segnale forte di distensione da parte del Governo. Trovando il modo di conciliare le esigenze, arrivando a una mediazione, anche per ridurre i motivi di scontro sociale di cui il Paese non ha affatto bisogno. Impostando una visione propositiva, con i doverosi aggiustamenti sul fronte del costo dei tamponi. L’Italia, ogni tanto serve anche dare qualche buona notizia piuttosto che soffiare sul fuoco, sta cercando di preparasi alla stagione invernale senza sprofondare di nuovo nell’incubo virus. I numeri sembrano buoni e, accanto alla doverosa prudenza, servirebbe anche un pizzico di ottimismo. La campagna vaccinale prosegue, siamo fra gli Stati con più alta quota di immunizzati al mondo. Il Paese, pur puntando moltissimo sui vaccini, con l’introduzione della tessera verde ha deciso di difendere la volontarietà della scelta, cui va accompagnato il rifiuto di ogni discriminazione e una fattibilità economica e organizzativa, imponendo al contempo controlli severi, anche nei posti di lavoro. Speriamo che questa misura così rigorosa dia i frutti sperati in termini di contenimento del virus. Ora occorrerebbe sfruttare questo strumento, finché sarà necessario perché naturalmente non potrà essere un sistema permanente, per fare un ultimo sforzo in modo di bloccare la diffusione del Covid, i contagi, le vittime, senza dover ricorrere a nuove chiusure. Sarebbe necessaria anche maggiore attenzione alle frontiere, per evitare nuove importazioni di contagi da Paesi meno attenti e scrupolosi. Questo clima di tensione ha generato anche la crescita dell’astensionismo nelle votazioni amministrative appena concluse. Gli italiani, non tutti, ma molti e specie quelli delle fasce sociali più deboli, sembrano ormai sempre meno coinvolti dalla politica, disinteressati rispetto a un dibattito che appare lontano dalle esigenze e necessità quotidiane, come dimostra il tracollo dell’affluenza alle urne. Per riconquistare la partecipazione civica, mettiamoci alle spalle il Covid e ricominciamo ad affrontare tutte le altre urgenti questioni che riguardano gli italiani: sviluppo, lavoro, costo della vita, politiche sociali, sicurezza.