di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl
La giornata del 15 ottobre 2021 sarà certamente ricordata a lungo dagli italiani: da domani, infatti, ci saranno molti cambiamenti nella vita di tutti noi. A partire, naturalmente, dall’introduzione del Green Pass nei luoghi di lavoro, oggetto di serrati dibattiti e contestazioni, sia dal punto di vista della tutela della salute, che dal lato del diritto al lavoro. Ci auguriamo che queste nuove regole stringenti riescano a dare il colpo finale alla pandemia, abbattendo i contagi e permettendoci di voltare finalmente pagina, trovando soluzioni più inclusive sul fronte tamponi, senza indietreggiare sul fronte della lotta al Covid. Nella speranza che si trovi una maniera condivisa per affrontare l’unica vera battaglia che ci riguarda tutti: quella contro il virus, che ha causato tante vittime fra i nostri concittadini. Domani, però, non è solo il giorno del Green Pass. È anche la data nella quale si chiude la storia decennale della compagnia aerea nazionale, Alitalia, per lasciare il posto alla nuova Ita. Stasera decollerà da Cagliari l’ultimo volo del vettore che ci ha accompagnato per più di settant’anni, e, dopo l’atterraggio a Roma, previsto per le 23, non si viaggerà più con Alitalia. Domani la prima partenza di un aereo Ita, in un passaggio di consegne, però, tutt’altro che entusiasmante. Una nuova compagnia al ribasso, meno aerei, meno tratte, meno servizi e soprattutto tanti lavoratori lasciati a terra, 8mila. E quelli, al momento 2mila e ottocento, assunti, inquadrati con un contratto aziendale che si pone al di fuori dei diritti e delle tutele garantite dal Ccnl del Trasporto aereo. Una scelta inaccettabile, a maggior ragione se presa da un’azienda pubblica. Un passaggio di consegne, in sintesi, avvenuto con modalità che non avremmo mai voluto vedere, né dal punto di vista del piano industriale né da quello della quantità e qualità dei livelli occupazionali. Innegabile l’amarezza per quello che al momento sembra essere il destino della compagnia e dei suoi dipendenti. Un vettore che per anni è stato fiore all’occhiello del Paese, che avrebbe potuto avere tutte le carte in regola per imporsi sul mercato, anche perché appartenente a uno Stato posto in una posizione geografica invidiabile e dotato di un patrimonio artistico e paesaggistico unico al mondo, strumento indispensabile per lo sviluppo economico e sociale italiano. Invece, dopo anni di scelte controproducenti, prese da chi avrebbe dovuto occuparsi del futuro della compagnia e non certo dai dipendenti, Alitalia sta avendo una fine ingloriosa, che non avrebbe meritato. Ma la speranza è che le lotte sacrosante dei lavoratori del trasporto aereo riescano a far cambiare rotta a questa transizione, per tornare a volare alto, dal punto di vista industriale, occupazionale e sociale.