L’Ugl in piazza per dire «No alla violenza» e difendere i contratti da un pericoloso processo di destrutturazione

L’UGL oggi è scesa in piazza, a Roma, «per riaffermare la netta condanna contro la violenza e contro tutti gli attacchi a danno dei movimenti sindacali». L’iniziativa, voluta dal segretario generale UGL Paolo Capone, guardava anche alla cessione di Alitalia e alla «destrutturazione della contrattazione collettiva messa in atto da Ita», che per il sindacato tutto, a partire dai vertici fino ad arrivare a sindacalisti e lavoratori, è il vero rischio che tutto il mondo del lavoro sta correndo e che va fermato. Il pericolo non sono più “solamente” i licenziamenti collettivi di migliaia di lavoratori, ma un grave precedente che rischia di dilagare in tutti i settori industriali, caratterizzati a loro volta da tante crisi e da forti ritardi nei rinnovi dei Ccnl. Il rischio è, come per Ita, che al posto di un Contratto di lavoro venga imposto unilateralmente, quindi senza trattativa, un regolamento aziendale, nel quale diritti e retribuzioni perdano forza, presenza e valore. Davanti ad una piazza gremita da tutte le categorie del lavoro pubblico e privato, giunte da Nord e da Sud dell’Italia, che si sono stretti idealmente intorno ai colleghi del Trasporto aereo in lotta da 45 giorni, dai vertici della Confederazione, fino ai segretari confederali e nazionali, regionali e ai lavoratori, come quelli della ex Whirlpool di Napoli e della ex Embraco di Riva di Chieri si sono alternati sul palco per dare voce a tutti i lavoratori che in questo momento, o anche da anni, vivono in un totale stato di incertezza. Dalla piazza è arrivato anche un secco “NO” alla violenza: con un messaggio chiaro di sostegno alla Cgil e allo stesso tempo con il doveroso ricordo dell’assalto più volte subito da diverse sedi Ugl in Italia, senza suscitare però la stessa preoccupazione e la stessa ondata di solidarietà. «Ma noi ci siamo abituati», ha detto il Segretario Generale Paolo Capone, mal celando dal palco il suo orgoglio e tenendo strette insieme in mano due bandiere, quella della Cgil e dell’Ugl. «Siamo abituati a non ricevere la stessa attenzione, la stessa solidarietà che oggi viene offerta da noi alle altre organizzazioni sindacali. Non per questo smetteremo di condannare qualsiasi forma di violenza e di esprimere la nostra solidarietà a qualunque organizzazione sotto attacco, perché tutti insieme siamo un presidio fondamentale e insostituibile di democrazia. Ancora di più oggi siamo l’unica difesa per tanti lavoratori in questi difficilissimi anni di crisi. Di qualunque colore, rosso o nero, sia l’attacco al sindacato noi lo condanniamo e lo condanneremo sempre, fermamente». Un invito esplicito e molto chiaro è stato rivolto anche al Governo e al presidente del Consiglio, Mario Draghi, affinché il confronto vero ci sia ma con tutte le forze sindacali, datoriali e del terzo settore.