Gli incrementi maggiori sono stati registrati nei Paesi più colpiti dalla pandemia

È una delle molteplici conseguenze della pandemia: nel 2020, a livello globale, sono cresciuti esponenzialmente i casi di depressione grave e di ansia. A sostenerlo un’indagine che ha provato a quantificare l’impatto mondiale della pandemia sulla salute mentale della popolazione. Ebbene, lo scorso anno, sono stati registrati oltre 53 milioni di casi di disturbo depressivo (+28%) e 76 milioni di disturbi d’ansia in più (+26%) causati dall’emergenza sanitaria, sostiene lo studio realizzato dai ricercatori della University of Queensland, Australia, e successivamente pubblicato sulla rivista “The Lancet”. Pur ammettendo che già prima della pandemia i disturbi depressivi e di ansia colpivano milioni di uomini e donne, indipendentemente dall’età, in tutto il mondo, rappresentando le principali patologie mentali, lo studio conferma che la pandemia ha contribuito ad aumento dei casi: gli incrementi più consistenti dei casi di disturbi mentali sono stati registrati proprio nei Paesi più colpiti dall’emergenza sanitaria. I ricercatori hanno revisionato migliaia di studi – complessivamente le fonti considerate sono state 5.683 –, pubblicati tra il 1° gennaio del 2020 e il 29 gennaio del 2021, la maggior parte dei quali proveniva dall’Europa occidentale e dal Nord America. Le stime del tasso giornaliero di infezione da Covid-19 e del movimento delle persone sono state utilizzate come indicatori dell’impatto della pandemia sulle popolazioni. «I nostri risultati evidenziano l’urgente necessità di rafforzare i sistemi di salute mentale al fine di affrontare il crescente aumento delle malattie mentali in tutto il mondo», commenta Damian Santomauro (University of Queensland, Australia), l’autore principale dello studio. «Anche prima della pandemia, i sistemi di assistenza sanitaria mentale nella maggior parte dei paesi sono stati storicamente carenti di risorse e disorganizzati nell’erogazione dei servizi. Soddisfare la domanda aggiuntiva di servizi di salute mentale dovuta al Covid-19 sarà una sfida, ma non intraprendere alcuna azione non dovrebbe essere un’opzione», conclude.