Per ridurre in maniera sensibile i costi, in diversi hanno proposto disincentivi diretti. Torna spesso l’idea di introdurre degli strumenti a garanzia delle pensioni dei giovani

Soprattutto nei primi momenti, le proposte di legge presentate finiscono per ricalcare in parte alcuni spunti maturati nel corso della legislatura precedente, quando il presidente della Commissione lavoro della Camera dei deputati era Cesare Damiano, il padre della riforma del 2008. La proposta di legge 759 della parlamentare democratica Antonella Incerti prevede un periodo transitorio (1° gennaio 2019 – 31 dicembre 2024), durante il quale, fermo restando il requisito dell’anzianità contributiva non inferiore a 35 anni, il diritto al trattamento al trattamento pensionistico si consegue al perfezionamento dei requisiti indicati in una tabella allegata. Il requisito anagrafico minimo è pari a 62 anni per i lavoratori dipendenti (quota 100) e a 63 anni per i lavoratori autonomi (quota 101). Più vicina alle suggestioni che avevano guidato la Commissione lavoro nella passata legislatura è però un’altra proposta di legge, la numero 900, firmata da Gian Mario Fragomeli e altri parlamentari del Partito democratico. In aggiunta a quanto già previsto nella proposta di legge Incerti, questa seconda introduce un meccanismo di riduzione automatica del trattamento pensionistico in tre fasce (0,5% per i trattamenti fino a tre volte il minimo; 1% per i trattamenti compresi fra tre e cinque volte; 2% per i trattamenti superiori a cinque volte). Le somme così rinvenute sono riversate in un fondo di solidarietà intergenerazionale finalizzato a finanziare misure previdenziali in favore dei lavoratori che, alla data di entrata in vigore della presente legge, non hanno compiuto i 35 anni di età e che, alla maturazione dei requisiti, hanno avuto una carriera lavorativa discontinua, con un trattamento inferiore a 1,5 volte il minimo. A decorrere dal 1° gennaio 2019, al compimento del 18° anno di età si è automaticamente iscritti alla gestione separata. La stessa proposta di legge elimina alcuni vincoli presenti all’articolo 24 del decreto-legge 201/2011, in particolare quello che impone il raggiungimento di una soglia rapportata al trattamento pensionistico minimo. Due invece le proposte di legge, la 1163 e la 1164, presentate dalla forzista Renata Polverini. La prima cancella la riforma Fornero, riportando in vigore la riforma Damiano del 2008, mentre la seconda prevede un meccanismo di penalizzazione/maggiorazione rapportato, in questo caso, all’età anagrafica e all’anzianità contributiva, partendo da una base di 66 anni ed avendo una finestra variabile fra 62 e 70 anni. La proposta di legge 1170 di Walter Rizzetto, Fratelli d’Italia, prevede meccanismi simili con costi quantificati in 8 miliardi a regime.