Audizione di Cgil, Cisl, Uil e Ugl: fondamentale il confronto per evitare errori

La soluzione non può essere soltanto quella di stabilizzare, estendere e rafforzare l’Ape sociale, per quanto sia uno strumento comunque utile ad intercettare una serie di casistiche assolutamente meritorie, dalle persone disoccupate in determinate condizioni a chi assiste un familiare con disabilità grave o è essa stessa persona disabile, fino ad arrivare ai lavori particolarmente gravosi. Ad esprimere questa convinzione sono stati i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl nel corso di una audizione parlamentare dedicata all’analisi di un cospicuo pacchetto di proposte di legge in materia di pensioni. Come noto, il prossimo 31 dicembre segna la fine della sperimentazione triennale di Quota 100 con la conseguenza immediata del ritorno in vigore della riforma Monti-Fornero, la quale comporta una maggiore permanenza a lavoro fino a cinque anni in più. Uno scalone che è necessario abbattere in maniera sensibile per evitare pesantissime ripercussioni sul sistema produttivo, alle prese con un processo di profonda trasformazione. Del resto, anche i numeri sembrano confermano confermare che l’Ape sociale, da sola, non è sufficiente. Dal 2017 all’aprile di quest’anno, infatti, le domande accolte sono state appena 67mila a fronte delle oltre 380mila di Quota 100, in un arco temporale praticamente dimezzato. L’altra soluzione potrebbe essere quella di introdurre Quota 41 con riferimento alla contribuzione.