Delega fiscale senza il voto della Lega: per Salvini «questa è una patrimoniale». Per il Carroccio la riforma del catasto è anche «una delega in bianco a chi verrà dopo». Sul governo il leader della lega chiarisce: «Noi dentro. Se vogliono, escano Conte e Letta»

Primo strappo politico nel Governo Draghi, su uno dei nodi più sensibili: la delega fiscale e soprattutto la riforma del catasto. Il cosiddetto, a questo punto, “via libera” alla delega è arrivato senza il voto della Lega. Questione di merito e di metodo. L’accelerata voluta ieri dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, con una veloce cabina di regia e un Consiglio dei Ministri, non avrà ricevuto un vero e proprio stop ma, sicuramente, ha aperto una falla nelle larghe intese. «Quando c’è di mezzo lo stipendio e la casa degli italiani, noi non chiniamo il capo. La delega approvata oggi è diversa da quella approvata il Parlamento. L’ok della Lega non poteva esserci. Il 50% della gente non è andata a votare alle elezioni perché la politica si occupa di massimi sistemi e poco di problemi reali, non è questo il modo per riavvicinare gli elettori al Palazzo. La legge delega può prevedere un passaggio in commissione con un parere non vincolante, che poi può essere superato dal ministro e dal Governo. Mi fido di Draghi, ma a chi verrà dopo io do una delega in bianco? No», ha spiegato il leader della Lega, Matteo Salvini, in una conferenza stampa indetta ieri per riassumere i motivi per cui il suo partito non ha votato la delega fiscale. Nel metodo, «scelte del genere vanno condivise non in mezz’ora ma in un lasso di tempo più congruo». Nel merito, «non c’è un intervento di taglio di tasse che ci poteva essere e c’è un ipotetico aumento che non ci doveva essere», ha sottolineato. Anche Draghi e il ministro dell’Economia, Daniele Franco, – il quale oggi in audizione sulla Nadef lo ha nuovamente ribadito – hanno dato la loro versione nel corso della conferenza stampa successiva al Consiglio dei Ministri: «Ci saranno i decreti delegati e ci saranno ulteriori momenti di confronto. Il processo non è così semplice e prenderà molti anni». Sulla rimodulazione del catasto, «quanto previsto nella legge delega, è che il governo si impegna ad accatastare quello che oggi non lo è. Nessuno pagherà di più o di meno perché le rendite restano invariate, è un’operazione di trasparenza. Il contribuente medio non si accorgerà di nulla perché resterà tutto come prima», ha assicurato Draghi. Pd e M5s hanno preso al balzo lo strappo, “ebbri” del loro risultato non ancora definitivo delle amministrative, non per ricucirlo ma per ampliarlo, sottolineando differenze di contenuto e di stile, paventando pericoli per il Pnrr derivanti dalla scelta della Lega e chiedendo inoltre a quest’ultima di fare una scelta definitiva e cioè se stare fuori o dentro il Governo Draghi. Chiara la risposta del leader Matteo Salvini: «Io non vado fuori, semmai lo faranno Conte e Letta», ma in ogni caso «questa è una patrimoniale. Non ci sarà mai il sostegno della Lega. Non firmo una cambiale in bianco ad un ministro che dice che si deciderà nel 2026».