di Francesco Paolo Capone – Segretario Generale UGL

Oggi si è riunito il Consiglio dei ministri per l’esame della delega fiscale. Insomma, non si è perso neanche un giorno o più “di riflessione”, dopo la difficile sfida delle elezioni amministrative – ancora in corso – tra forze politiche che sostengono il medesimo Governo.  La stretta da un punto sia tecnico sia politico, in effetti, ha le sue ragioni: i tempi del Pnrr incalzano e in più occorre dare ossigeno ad un mercato interno ancora molto danneggiato. La ripartenza e lo slancio che l’economia italiana sta registrando ultimamente potrebbero presto vanificarsi. L’effetto ‘rimbalzo’ successivo al crollo dell’economia va preso per quello che è, un segnale, e non enfatizzato. Anche lo 0,5% (II trimestre 2021) di riduzione della pressione fiscale, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, dato diffuso oggi dall’Istat, è solo una goccia in meno in un oceano di pressione fiscale, passata dal 42,4 al 41,9%. Il fisco è un fardello non più sopportabile: per lavoratori, imprese e famiglie. Non solo per mestiere sottolineo, però, che lo è soprattutto per i lavoratori, che non possono ancora a lungo sopportare, dopo i colpi della pandemia, un sistema così iniquo nei loro confronti. Gli stipendi non crescono più e non è una coincidenza se l’Italia, negli anni, non sia riuscita a crescere ad un ritmo più incalzante di un semplice “zero virgola”. D’altronde soffrono anche le imprese e in particolare quelle che operano nella legalità e che proprio per questo patiscono maggiormente la concorrenza sleale. Oggi rischiamo qualcosa di peggio però: una ripresa senza occupazione. Una vera e propria sciagura.

Dunque, ben venga una riforma fiscale e in particolare il taglio delle imposte sul lavoro, con il contributo di una manovra finanziaria espansiva, in primis per la quota di competenza dei lavoratori dipendenti, purché sia evidente e restituisca equità al sistema eccessivamente sbilanciato sui redditi da lavoro dipendente e da pensione e meno sulle altre componenti reddituali. Giusto anche alleggerire il peso sulle imprese con l’obiettivo, però, di incentivare le assunzioni.

Ben venga una riforma di sistema, omnicomprensiva, che, ad esempio, per l’Irpef, tenga in considerazione il nucleo familiare, sostenendo la natalità e la cura dell’infanzia e dell’adolescenza, nonché le persone con disabilità o non autosufficienti. Anche l’Iva, ma con interventi realmente selettivi. Decisamente meno benvenuta la riforma del catasto, seppure a tasse invariate per i lavoratori e seppure realizzata «nel medio periodo», come indicato oggi dalla Corte dei Conti. Perché non sappiamo o, meglio, temiamo ciò che potrebbe accadere ai lavoratori, nel momento in cui l’economia sarà, e ce lo auguriamo tutti, in decisa e radicata ripresa.

Quello che infine auspichiamo è su quelle su elencate e su altre voci della riforma il contributo rappresentato dalle parti sociali, in sede di scrittura della riforma con i decreti attuativi, sia il più ampio possibile.