La concorrenza è tremenda e non ammette sbagli perché è in gioco il presente e il futuro di tutti noi. Importante e significativa la mobilitazione del territorio per la presentazione di proposte di nuova costituzione di Istituti tecnici superiori per rilanciare la formazione

In queste settimane, c’è molto fermento fra gli addetti ai lavori, cosa che fa il paio con le enormi aspettative che l’Italiano medio ripone nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, dopo la drammatica crisi connessa alla pandemia da Covid-19. Tutti, più o meno, sono consapevoli delle cose che non funzionano nel nostro Paese: la troppa burocrazia, il peso del fisco, la trappola della disoccupazione di lunga durata, il sottosviluppo di intere aree del Mezzogiorno e delle periferie urbane anche del centro-nord. Certo, sul come intervenire, a volte le ricette divergono, anche in maniera sensibile. Non è un caso che la Corte dei conti abbia posto sotto accusa il sistema dei centri per l’impiego e l’Anpal che tale sistema avrebbe dovuto coordinare. Si parlava di fermento. Lo scorso 30 settembre è scaduto il primo termine per la presentazione di proposte di partnership per la costituzione di una fondazione per la promozione di nuovi Istituti tecnici superiori. Una corsa contro il tempo che ha visto protagoniste le imprese, le associazioni categoria, le università, le scuole e gli enti locali; una corsa contro il tempo giustificata solo in parte dalle cospicue risorse messe in campo nell’ambito della specifica mission del Pnrr. Sembra si sia finalmente compreso la centralità della formazione e il fatto che essa deve essere strettamente connessa al sistema produttivo di un territorio di riferimento. Una sfida nella sfida, quindi, che non può essere semplicemente affrontata con uno spirito decoubertiano, improntato all’importante è partecipare; occorre giocare per vincere perché la concorrenza è tanta e tutta molto agguerrita, come dimostra l’impennata dei prezzi dell’energia e delle materie prime.