Oltre un milione di impresa ha già aderito ad un fondo interprofessionale per la formazione continua

Una storia di successo, quella dei fondi interprofessionali per la formazione continua, confermata dai numeri.  In questi anni, oltre un milione di imprese e 11 milioni di lavoratori hanno aderito ai Fondi; i settori più rappresentativi sono manifatturiero, commercio e servizio imprese (pari al 75% delle adesioni). Territorialmente le aziende sono per il 50% del nord Italia. «FondItalia è nata una decina di anni fa – spiega Egidio Sangue –, dedicandosi maggiormente alle microimprese (circa l’89%) e poi alle PMI (9%), soprattutto del Sud Italia, che sono quelle che faticano di più ad accedere agli strumenti. Noi abbiamo sviluppato una logica di rete su base territoriale coinvolgendo regioni come Puglia, Campania, Sicilia e poi Lombardia e Lazio, Veneto, Piemonte e Marche. Le nostre aziende sono impegnate in settori come commercio, costruzioni, alberghi, ristoranti e servizi. Abbiamo erogato finanziamenti per 68 milioni e approvato circa 5200 progetti, coinvolto 20mila imprese e 236mila lavoratori, con una media di 16 ore di formazione». La rete su base territoriale ha permesso a FondItalia di poter assistere le imprese nel complesso di norme per il funzionamento dei fondi, garantendo un’adeguata assistenza per utilizzare le risorse in forma aggregata, aumentare la propria competitività e la formazione dei dipendenti. In generale la formazione continua si è svolta quasi esclusivamente in presenza (almeno per un buon 70%), quindi in modo frontale, ma la pandemia ha portato a un maggior sviluppo della formazione digitale. Le attività formative a distanza hanno, però, consentito una maggiore indipendenza, questo sia per una questione di spostamenti sul territorio non per tutti agevoli e poi perché le microimprese visto il poco personale presente in azienda non hanno dovuto incorrere in assenze prolungate. Guardando alla tipologia di corsi richiesti, FondItalia finanzia molta formazione di base, informatica, salute e sicurezza; minori invece le richieste di corsi per nuove tecnologie e digitalizzazione.