Lo rende noto la Fondazione Gimbe, osservando che c’è l’incognita legata al reale numero delle persone esentate per motivi di salute

In Italia, 8,3 milioni di persone non hanno ancora ricevuto neanche una dose di vaccino contro il Sars-CoV-2. Lo rende noto la Fondazione Gimbe, che monitora indipendentemente l’andamento della campagna vaccinale e della pandemia nel nostro Paese. Fare una stima precisa è impossibile, però. Il motivo è legato all’«incognita» sul reale numero delle persone che non si sono vaccinate perché esentate per motivi di salute. «È molto difficile giudicare l’entità dei progressi della campagna vaccinale, per l’ingiustificata indisponibilità pubblica sia dei dati delle prenotazioni, sia del numero di persone esonerate», commenta il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. Al netto di questi fattori, secondo i dati aggiornati alle 6:14 del 29 settembre, 45 milioni di persone, pari al 76% della popolazione residente, ha ricevuto almeno una dose di vaccino – rispetto alla settimana precedente, sono 590.166 persone in più – e in 42,2 milioni (71,3%) hanno completato il ciclo vaccinale (+913.805 su base settimanale). La campagna vaccinale sta avendo un impatto positivo sull’andamento dei contagi, sostiene la Fondazione Gimbe: «Ormai da 4 settimane consecutive continuano a scendere i nuovi casi settimanali: anche sul fronte dei contagi iniziano a intravedersi i risultati della campagna vaccinale, con oltre il 71% della popolazione che ha completato il ciclo», osserva Cartabellotta. In calo i nuovi casi (23.159 rispetto a 28.676, -19,2%), le persone in isolamento domiciliare (94.995 rispetto a 105.060, -9,6%), i ricoveri con sintomi (3.418 rispetto a 3.937, -13,2%) e le terapie intensive (459 rispetto a 516, -11%). Giù anche i decessi, sebbene il calo è piuttosto contenuto: 386 negli ultimi 7 giorni (46 dei quali riferiti a periodi precedenti), con una media di 55 al giorno rispetto ai 56 della settimana precedente. «Sul fronte ospedaliero si conferma il calo dei posti letto occupati da pazienti Covid-19: rispetto alla settimana precedente scendono del 13,2% in area medica e dell’11% in terapia intensiva», riferisce Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari Gimbe. A livello nazionale il tasso di occupazione rimane basso (6% in area medica e 5% in area critica), seppur con notevoli differenze regionali: per l’area medica si colloca sopra la soglia del 15% solo la Calabria (17%); per l’area critica nessuna Regione supera la soglia del 10%.