La paga oraria per legge non risolve assolutamente la questione dei lavoratori poveri

Al momento, la spinta verso il salario minimo legale sembra arrivare più da qualche componente della maggioranza di governo che dalle parti sociali. in questi giorni, il tema del salario minimo legale è tornato al centro dell’attenzione. Già in passato, l’allora ministra del lavoro, Nunzia Catalfo, che aveva anche presentato un disegno di legge quando era presidente della commissione lavoro del Senato, aveva avviato un tavolo di confronto con Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confindustria e le altre parti sociali. Tranne la Usb, che si era schierata per l’intervento con legge, tutte le altre organizzazioni avevano piuttosto rinviato alla contrattazione collettiva per la definizione dei minimi contrattuali, i quali, peraltro, permettono il superamento della soglia indicata di 9 euro. Nelle ultime ore, a rilanciare il tema sono stati il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, e i numero uno del Partito democratico, Enrico Letta, e del Movimento 5Stelle, Giuseppe Conte. Il salario minimo legale dovrebbe servire a superare la questione dei cosiddetti lavoratori poveri, coloro che, pur occupati, non raggiungono un reddito sufficiente. La questione nasce dal fatto che le proposte di legge presentate da 5Stelle e Pd parlano di paga oraria, senza però indicare un numero minimo di ore. Altra grande questione è quella del rapporto fra enti locali e cooperative sociali con affidamenti spesso sotto soglia.