Ogni anno sprechiamo tonnellate di cibo con un impatto negativo sulla sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale, ma gli italiani sono tra i più virtuosi

Si celebra oggi la “Giornata internazionale della consapevolezza delle perdite e degli sprechi alimentari”, giunta alla sua seconda edizione. L’evento, istituito il 19 dicembre del 2019 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 74/209, vuole sensibilizzare l’opinione pubblica, sottolineando la necessità di uno sforzo collettivo per il raggiungimento dell’obiettivo 12.3 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) che punta a dimezzare lo spreco pro capite globale di rifiuti alimentari e ridurre le perdite di cibo nella produzione. Secondo un rapporto realizzato dall’Osservatorio Waste Watcher International e promosso dalla campagna Spreco Zero con Ipsos e l’Università di Bologna – “G8 dello spreco alimentare” che ha coinvolto 8 Paesi, Stati Uniti, Cina, Canada, UK, Russia, Germania, Spagna e Italia –, gli italiani sono tra i più virtuosi: sprecano poco più di mezzo chilo (529 grammi) a testa ogni settimana. Molto meno rispetto a statunitensi – il campione selezionato negli States ha denunciato lo spreco settimanale di 1.453 grammi di cibo –, cinesi (1.153 grammi), canadesi (1.144 grammi), tedeschi (1.081 grammi), britannici (949 grammi), spagnoli (836 grammi) e russi (672 grammi). Dallo studio emerge una spaccatura tra i Paesi europei e Usa-Canada-Cina: in termini di frequenza dello spreco gli intervistati europei hanno denunciato livelli più bassi – una media del 68% degli intervistati dichiara di sprecare meno di una volta alla settimana – rispetto a quelli ammessi dai nordamericani: una media del 57% degli intervistati dichiara di sprecare meno di una volta a settimana. Non basta. Secondo la FAO, il 17% della produzione alimentare globale totale va sprecato: l’11% nelle famiglie, il 5% nel servizio di ristorazione e il 2% nella vendita al dettaglio. Quote che vanno ridotte. Perché? «La perdita e lo spreco di cibo minano la sostenibilità dei nostri sistemi alimentari», spiega Spreco zero, un progetto di Last Minute Market-Impresa Sociale, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari (DISTAL) Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, sottolineando che «quando il cibo viene perso o sprecato, tutte le risorse che sono state utilizzate per produrre questo cibo – inclusi acqua, terra, energia, lavoro e capitale – vanno sprecate. Inoltre, lo smaltimento delle perdite e dei rifiuti alimentari nelle discariche, porta a emissioni di gas serra, contribuendo al cambiamento climatico».