I generali smentiscono Biden su ritiro da Kabul

La questione afghana non si è esaurita con l’evacuazione dal paese di fine agosto. Al contrario, resta un problema politico per il presidente americano Joe Biden. Per prima cosa, i timori riguardano la possibilità che il terrorismo internazionale – da al Qaeda pronta a riemergere dopo un lungo periodo nell’ombra a ciò che rimane dell’Isis – torni a minacciare gli Stati Uniti nel giro di 12-26 mesi. In secondo luogo perché i vertici militari hanno in parte smentito quanto lo stesso Biden aveva sostenuto in diversi occasione nelle scorse settimane e cioè che il ritiro dall’Afghanistan gli era stato suggerito da tutti i generali. Durante l’audizione in Senato, il generale Mark Milley e il Comandante operativo delle Forze armate, il generale Kenneth McKenzie, hanno invece ricordato di avere consigliato di mantenere un presidio militare in Afghanistan. Del resto, ha osservato Milley, il ritiro non può dirsi davvero un successo se «i nostri nemici ora sono al governo di Kabul». Quanto al rischio terrorismo, ancora Milley ha sostenuto che i talebani rimangono un’organizzazione terroristica che non ha rotto i suoi legami con al Qaeda. Non è un periodo favorevole all’inquilino della Casa Bianca. Ai recenti attriti internazionali, si continuano ad aggiungere le solite questioni irrisolte (ad esempio oggi la Corea del Nord ha annunciato di aver sperimentato con successo un razzo ipersonico planante), mentre i problemi sul fronte interno aumentano. Al punto che Biden si è visto costretto a cancellare un viaggio già programmato per oggi a Chicago per guidare i negoziati a Washington sulla sua agenda legislativa, ancora in bilico al Congresso dopo che i repubblicani al Senato hanno bocciato il provvedimento che avrebbe finanziato la macchina amministrativa.