l leader catalano arrestato ieri in Sardegna

«È evidente che Carles Puigdemont deve presentarsi e mettersi a disposizione della giustizia». Così il premier spagnolo Pedro Sánchez, dall’isola di La Palma, dove si trova per l’emergenza dell’eruzione vulcanica, ha commentato l’arresto dell’ex presidente della Catalogna al suo arrivo all’aeroporto di Alghero sulla base di un mandato di arresto europeo emesso dalle autorità spagnole per reati contro l’ordine e la sicurezza pubblica nazionale. Sánchez ha quindi aggiunto che ora «il dialogo con la Catalogna è più necessario che mai» e che Madrid rispetta le decisioni delle autorità giudiziarie. A decidere sull’eventuale estradizione o sulla libertà di Puigdemont sarà la Corte d’Appello di Sassari. Ad Alghero, unica città italiana di cultura e lingua catalana, il leader indipendentista doveva partecipare ad un incontro con il movimento autonomista sardo ed incontrare il presidente della Regione, Christian Solinas, e il presidente del consiglio regionale, Michele Pais. La lunga vicenda giudiziaria del leader catalano inizia nel 2017, quando si reca a Bruxelles per sottrarsi all’arresto dopo che la Procura di Madrid aveva accusato di ribellione l’intero esecutivo catalano in seguito al referendum sull’indipendenza della Catalogna. Nel 2019 è stato eletto parlamentare europeo, ma non ha potuto recarsi a Madrid per ricevere l’investitura ufficiale: la Spagna non lo considera un europarlamentare e quindi non ne riconosce l’immunità, riconosciuta invece dall’assemblea di Strasburgo il 2 giugno del 2020. Sui social si registra una mobilitazione a favore del leader catalano, una sua immagine su sfondo giallo e l’hashtag #freePuigdemont.