di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

È vero, fortunatamente si inizia ad intravedere una piccola ripresa, ma la situazione dell’Italia, dopo gli effetti della pandemia, resta drammatica dal punto di vista economico e sociale, come ci confermano i dati, piuttosto esaustivi, forniti dall’Istat e relativi alle stime dei conti economici italiani nel 2020. Un crollo del Pil senza precedenti, pari al -8,9%, assieme ad altri indicatori altrettanto allarmanti: il calo dei redditi delle famiglie, -2,9%, e dei consumi privati, -11%. In una situazione del genere a tutto si dovrebbe pensare tranne che a un aumento della pressione fiscale. Lo dicevamo già prima del Covid-19, quando l’economia del Paese, pur non essendo in una situazione paragonabile a quella odierna, era comunque in difficoltà: per la ripresa bisogna ridurre le tasse, al fine di incentivare consumi, investimenti e occupazione e generare un circolo virtuoso di crescita, non certo il contrario. Ora è ancor più vero. Invece, paradossalmente, in Italia, in uno scenario economico dominato da segni “meno”, aumenta soltanto la pressione fiscale, che ha raggiunto un livello impressionante pari al 42,8%, maggiore rispetto al 42,4% dell’anno precedente. Non solo: in un simile contesto, la proposta di aumentare le imposte patrimoniali appare folle e incomprensibile. In questa fase di iniziale ripartenza significherebbe inasprire le tasse sull’ultimo bene rifugio per molti italiani, affossando ogni ipotesi di ripresa economica e gravando di ulteriori costi i cittadini, già alle prese con un carico fiscale di per sé iniquo e insostenibile. Dal nostro punto di vista occorrerebbe procedere nella direzione esattamente inversa, prima di pensare a una ridefinizione dei valori catastali, intaccando quella pressione del fisco in aumento e sempre più dannosa per il recupero della nostra economia, riducendo in modo consistente il peso delle tasse sul lavoro, il cuneo fiscale altissimo nel nostro Paese, con l’obiettivo di dare una boccata d’ossigeno alle imprese e incentivare nuove assunzioni, e puntando su un sistema impositivo diverso, la ‘Flat tax’, indispensabile per ridare potere di acquisto e liquidità a lavoratori e imprese. L’ha detto anche Draghi, intervenuto oggi all’assemblea di Confindustria: «Voglio riaffermare, penso sia importante, che il governo da parte sua non ha intenzione di aumentare le tasse. In questo momento i soldi si danno e non si prendono». Speriamo che questa dichiarazione netta del Premier serva a dissipare i dubbi e a far retrocedere ogni iniziativa dei soliti noti convinti di risanare le casse dello Stato opprimendo i contribuenti e peggiorando ancora la già pesante situazione fiscale degli italiani, che sarebbe non solo iniquo, ma anche efficace come tagliare il ramo dell’albero sul quale si è seduti.