di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

A Napoli, l’assessorato alla cultura e al turismo del Comune ha promosso un evento, il “Festival delle arti censurate e contro la censura religiosa”. Fin qui, sembrerebbe, tutto bene. Una manifestazione come tante, sempre utile a diffondere la riflessione, per incoraggiare il dibattito e anche la provocazione. E, invece, no. Concretamente si è trattato di tutt’altro. Per pubblicizzare la mostra, infatti, sono stati affissi in tutta la città manifesti all’insegna della bestemmia, finti cartelloni pubblicitari un po’ retrò conditi da imprecazioni blasfeme, sostanzialmente indirizzate contro il cristianesimo. I manifesti, abusivi, sono stati poi rimossi dall’Amministrazione, che però ha continuato a difendere l’evento in programma, definito “satirico” e, comunque riservato, per via dei contenuti forti, solo a un pubblico adulto, al contrario dei manifesti che nel frattempo sono stati visti da tutti, grandi e bambini. Al di là delle possibili critiche per il cattivo gusto o per la mancanza di rispetto verso il prossimo, di qualunque fede, dimostrato affiggendo manifesti non solo offensivi, ma anche abusivi, la cosa che lascia più perplessi, come spesso accade quando si parla del tema satira e censura, è la presenza, nel mondo della cultura, italiano e non solo, di un clima stantio, fermo a battaglie che, forse, potevano essere valide quaranta o cinquant’anni fa. Nell’Italia di oggi, più che secolarizzata, non avvertiamo certo il peso incombente della religione cattolica nelle scelte pubbliche e private, anzi è la stessa Chiesa spesso a tentare di modernizzare se stessa per rincorrere i fedeli, sempre più distanti. Forse qualche residuo della vecchia Italia cattolica e tradizionalista sarà rimasto in alcune aree periferiche del Paese, in alcune minoranze culturali, ma ormai la nostra società è – giusto o sbagliato che sia – profondamente cambiata e lo stesso potere della Chiesa si è molto ridimensionato. Bene criticare gli errori e le mancanze di questa Istituzione, ma ormai quello contro il cristianesimo sembra un tiro al bersaglio contro la Croce Rossa, mentre nel mondo dominano altri poteri. Da dissacrare qui e ora, adesso che sono forti e nel pieno del proprio fulgore. Per esercitare, davvero, un ammirevole sforzo intellettuale e politico nel nome della libertà. L’integralismo islamico, non solo a Kabul, ma anche nelle nostre città, fra le invisibili Saman che ogni giorno combattono e rischiano per un centimetro di indipendenza. I dogmi laici della società postmoderna, da quelli economici legati al liberismo a quelli etici, fondati su relativismo ed individualismo, a quelli politici schiacciati sul progressismo, dei quali è vietato discutere, che si possono irridere solo in modo parziale e addomesticato, pena l’esclusione di fatto dal consesso civile. A quando una satira – anche ora ce n’è, ma solo di nicchia – altrettanto impietosa contro le nuove e attuali forme di oscurantismo che condizionano la nostra società? Invece, l’iniziativa di Napoli sembra solo riuscita a coniugare in un unico gesto la sgradevolezza della blasfemia e l’irrilevanza intellettuale del conformismo.