Nominato nuovo portavoce alle Nazioni Unite

Joe Biden intende aprire «una nuova era di incessante diplomazia» e «di pace» nel mondo dopo il ritiro dall’Afghanistan. E per quanto lui abbia rimarcato di essere il primo presidente statunitense «in 20 anni senza guerre aperte» a parlare all’Assemblea generale dell’Onu, la sensazione è che le divisioni siano crescenti, nonostante gli obiettivi spesso condivisi (a partire dalla lotta ai cambiamenti climatici). Le diplomazie, tanto per cominciare, viaggiano in ordine sparso. Inviati speciali di Cina, Russia e Pakistan, ad esempio, sono stati in Afghanistan, a Kabul, ieri e oggi, «incontrando funzionari governativi ad interim afghani», stando a quanto riferito nel briefing quotidiano dal portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Zhao Lijian. Gli inviati «hanno avuto discussioni approfondite e costruttive sugli sviluppi in Afghanistan, in particolare su inclusività, diritti umani, questioni economiche e umanitarie, relazioni amichevoli tra l’Afghanistan e i paesi stranieri, in particolare i paesi vicini». Il ministero degli Esteri russo, citato dalla Tass, ha invece fatto sapere che gli inviati speciali di Russia, Cina e Pakistan concordano nel mantenere contatti costruttivi con i talebani dopo l’incontro di Kabul. Gli stessi talebani, nel frattempo, hanno chiesto di parlare all’Assemblea generale dell’Onu in corso a New York in una lettera al segretario generale, Antonio Guterres. I talebani hanno anche nominato il loro portavoce di stanza in Qatar, Suhail Shaheen, quale nuovo rappresentante dell’Afghanistan alle Nazioni Unite, aprendo un contenzioso con l’ambasciatore Ghulam Isaczai, nominato dal precedente governo.