di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

Il tema dibattuto del Green Pass nei luoghi di lavoro, introdotto ieri dal Governo con l’intenzione di garantire maggiore protezione dal contagio da Covid negli uffici, nelle fabbriche e in tutti i contesti produttivi, non deve farci dimenticare gli altri aspetti, altrettanto importanti, relativi alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori italiani. Naturalmente la pandemia ha assorbito gran parte della nostra attenzione, ma i dati Inail ci ricordano che non dobbiamo abbassare la guardia rispetto alle altre cause di infortuni e malattie, anche se il virus continua, comunque, ad avere un impatto significativo tra le patologie contratte nei luoghi di lavoro, specie nelle professioni del settore sanitario. I dati relativi ai primi sette mesi dell’anno attestano un aumento complessivo delle denunce di infortunio sul lavoro: 312.762, con una crescita dell’8,3% in confronto allo stesso periodo dell’anno precedente. I casi mortali, fortunatamente, sono in diminuzione, sempre, però, tanti: 677 al 31 luglio, il 5,4% in meno rispetto allo stesso periodo del 2020, ma in crescita in confronto al 2019. Aumentano anche le denunce di malattie professionali, 33.865, il 34,4% in più dell’anno scorso, col Covid che continua a giocare un ruolo significativo. Il rapporto con il 2020 risulta particolare dato che quello passato è stato l’anno del virus da un lato, con quindi più vittime da Covid, ma anche dei lockdown, con, di conseguenza minori incidenti in itinere e infortuni nei settori soggetti a chiusure o a smartworking, infatti gli incidenti nel tragitto casa-lavoro con l’arrivo del 2021 sono aumentati di quasi il 19%. Per quanto riguarda i settori produttivi, diminuiscono i casi mortali nell’industria, -10,3%, pur avendo nel complesso il maggior numero di denunce, 565, aumentano in agricoltura, con 76 casi, e nel Conto Stato, con 36. Dal punto di vista territoriale, aumentano le morti sul lavoro al Sud, nel Nord-Est e al Centro e diminuiscono nelle Isole e nell’area Nord-ovest del Paese. Molti, poi, gli incidenti plurimi, che cioè hanno coinvolto più lavoratori: 11 nei primi sette mesi dell’anno con 27 vittime. Una situazione nel complesso tutt’altro che soddisfacente: di lavoro in Italia ancora si continua a morire. Gli interventi previsti dovrebbero essere duplici: da un lato norme urgenti di immediata attuazione, poi la riforma del Testo Unico su salute e sicurezza, tra gli impegni del Ministero, che dovrebbe essere realizzata entro sei mesi, un anno al massimo. Controlli diffusi, rafforzando l’organico degli ispettori, sanzioni, formazione costante sul tema fondamentale della salute e sicurezza, con una particolare attenzione – nel post quota 100 – al nesso fra invecchiamento della forza lavoro e sicurezza, accanto a quello della adeguata protezione e formazione dei lavoratori flessibili. Misure fondamentali affinché il nostro motto “lavorare per vivere” si traduca in una riduzione sostanziosa del numero di infortuni, malattie professionali e morti bianche.