La guerra in casa. Gli Stati Uniti vengono colpiti direttamente per la prima volta, dopo Pearl Harbor, in casa loro

Nell’immaginario collettivo, gli attentati dell’11 settembre del 2001 rappresentano il peggior atto terroristico dalla fine della seconda guerra mondiale, paragonabile, per morti e feriti, in molti casi soltanto ai bombardamenti tedeschi e poi alleati nelle città europee e in Giappone. Con una grande differenza, peraltro, rispetto al passato: tutto ciò è avvenuto praticamente in diretta televisiva in tutto il mondo, una breaking news senza precedenti. Dopo il primo schianto, il secondo volo precipitato contro l’altra Torre gemella ha infatti avuto una copertura planetaria, con il solo fuso orario a fare la differenza fra i vari Paesi, per cui quello che negli Stati Uniti accadeva di mattina, in Italia è successo nel primo pomeriggio. Per la prima volta, gli Stati Uniti si sono trovati a dover fronteggiare un attacco esterno direttamente sul proprio territorio nazionale, se escludiamo naturalmente il bombardamento giapponese della flotta alla rada nel porto di Pearl Harbor all’alba del 7 dicembre del 1941. Gli Stati Uniti, infatti, avevano fino a quel momento dovuto fronteggiare più che altro un rischio interno, con diversi attentati messi in atto più che altro dai cosiddetti cani sciolti, cittadini americani mossi più spesso da risentimento personale piuttosto che da una strategia complessiva, come è stato il caso del terrorismo in Europa, in particolare in Italia e in Germania, dove si è avuta una forte connotazione politica.