di Francesco Paolo Capone Segretario Generale UGL

Per qualcuno può essere un film già visto – e lo è anche scaricare la colpa di tutto solo sul sindacato – ma per una organizzazione, come l’Ugl, il destino che attende migliaia di lavoratori della “vecchia Alitalia” verso la nuova ITA è di primaria importanza.

La tegola di “metallo pesante” lanciata da Bruxelles e dalla pervicace, volendo usare un eufemismo, Commissaria alla Concorrenza, Margarethe Vestager, – ovvero i due prestiti ponte di complessivi 900 milioni di euro del 2017 per Alitalia vengono considerati «aiuto illegale» e come tali da restituire dalla vecchia compagnia di bandiera – è piombata sull’Italia, violentemente, proprio mentre la trattativa tra Ita e i sindacati era in stallo. Una tempistica che definire sospetta non è del tutto infondato. Anche Ita ci ha messo del suo – se il buongiorno si vede dal mattino… – e ha pensato di andare avanti, dichiarando chiuso il negoziato con i sindacati, confermando così di voler procedere all’assunzione di 2.800 persone attraverso l’applicazione di un regolamento aziendale, cioè senza un nuovo contratto di lavoro. Oggetto quest’ultimo del confronto tra la stessa azienda e i sindacati.

Un palese affronto e quindi domani saremo in piazza. Il sindacato non può accettare scelte unilaterali e soluzioni al ribasso per i lavoratori, che lasciano senza futuro migliaia di famiglie e ridimensionano, di fatto, un settore – e non solo un’azienda – strategico per l’economia del Paese. Basti pensare che Micheal O’Leary patron di Ryanair, compagnia low cost alla quale fin troppa “concorrenza in casa” il nostro Paese ha concesso, si è permesso in questa fase così delicata di preconizzare un sicuro fallimento per Ita, chiedendo di assumersi i debiti della vecchia Alitalia e dichiarando il suo interesse per gli slot di Roma e di Milano.

Solo l’Italia non sa scommettere su stessa, preferendo ridimensionare perimetri occupazionali insieme a prospettive industriali, ancorché strategiche? Non possiamo arrenderci, l’Ugl torna a chiedere all’esecutivo l’apertura di un tavolo immediato di crisi del settore del trasporto aereo italiano e di Ita. Chiediamo al Governo Draghi di farsi sentire dall’Europa, stavolta battendo i pugni sul tavolo, sia a fronte di un diverso trattamento riservato a vettori come AirFrance e Lufthansa, che hanno potuto ricevere indisturbati aiuti miliardari dai rispettivi governi, sia per valorizzare il comparto aeroportuale attraverso una “compagnia di bandiera” che offra reali prospettive di sviluppo e tuteli i lavoratori.

Fino alla fine o, meglio, fino e oltre un nuovo e vero inizio l’UGL sarà sempre al fianco dei lavoratori.