Lo rivela uno studio coordinato dall’Università di Cambridge

Uno studio internazionale coordinato dall’Università di Cambridge e pubblicato sulla rivista Nature ha provato a spiegare perché la variante Delta si è diffusa così rapidamente, nonostante i vaccini contro il Sars-CoV-2 somministrati ad una buona fetta della popolazione mondiale.

Registrata per la prima volta verso la fine del 2020, la variante Delta ha iniziato diffondersi in primavera fino a diventare responsabile del 90% circa dei nuovi casi a livello mondiale, nell’arco di pochi mesi (in Europa, la quota sale al 99%). Dallo studio emerge che, oltre ad essere più infettiva – test di laboratorio dimostrano che, rispetto alle altre varianti, nella Delta la proteina Spike si aggancia più facilmente alla cellula per poi “aprire” la strada all’ingresso del virus – e a moltiplicarsi più rapidamente, la variante Delta è circa sei volte meno sensibile agli anticorpi sviluppati da chi ha avuto il Covid-19 durante la prima ondata di contagi e otto volte meno vulnerabile a quelli sviluppati dopo la somministrazione di un vaccino Pfizer-BioNTech o AstraZeneca. Questo spiega gli episodi di reinfezione, osserva chi ha condotto la ricerca: analizzando i casi di oltre 100 operatori sanitari infettati in tre ospedali di Delhi, in India, quasi tutti vaccinati, lo studio ha rilevato che nella maggior parte dei casi l’agente infettivo era proprio la variante Delta.