Nominato il governo provvisorio

La Cina apre al dialogo con il nuovo governo provvisorio dei talebani in Afghanistan, annunciato nella giornata di ieri. Pechino, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, «dà grande importanza all’annuncio dei talebani sull’istituzione di un governo ad interim che ha posto fine alle oltre tre settimane di anarchia in Afghanistan». Una posizione che mette la Cina al centro di una nuova sfera di influenza cui mira dopo il ritiro statunitense nell’area, con i talebani tornati al potere e adesso interlocutori privilegiati. Washington, al contrario (e non poteva essere altrimenti), ha espresso preoccupazione per la composizione del nuovo governo, anche se – ha fatto sapere una fonte del Dipartimento di Stato citata dalla Cnn – «giudicheremo i talebani dalle loro azioni, non dalle loro parole». Per dare la misura del grado di preoccupazione degli Stati Uniti, bastano i nomi di alcuni componenti del governo. Ad esempio ministro dell’Interno è Sirajuddin Haqqani, leader dell’omonima rete di milizie ritenuta vicina ad Al Qaida, ricercato dall’Fbi per terrorismo, con una taglia di cinque milioni di dollari. Il primo ministro è Mohammad Hassan Akhund, nella lista dell’Onu delle persone definite “terroristi o associati a terroristi”. Quest’ultimo, inoltre, è stato consigliere politico del Mullah Omar, governatore di Kandahar e ministro degli Esteri negli anni del primo governo dei talebani, tra il 1996 e il 2001. Intanto il Fronte di resistenza nazionale dell’Afghanistan ha rivolto un appello alla comunità internazionale, all’Onu e ad altre organizzazioni per fermare il genocidio nella valle del Panshir.