Il ruolo “ambiguo” di Islamabad

Centinaia di persone, tra cui molte donne, hanno manifestato nelle scorse ore a Kabul, scandendo slogan contro il Pakistan. A riferirlo è stata l’emittente afghana Tolo, secondo cui i dimostranti hanno lanciato lo slogan «Pakistan lascia l’Afghanistan», alludendo al possibile sostegno dato da Islamabad ai talebani, che a metà agosto, nel giro di pochi giorni, hanno ripreso il controllo del paese a seguito del disimpegno statunitense sul territorio. Secondo Sky News Arabia, i talebani hanno sparato in aria per disperdere la manifestazione, arrivata dopo l’annuncio della conquista del Panjshir, ultima sacca della resistenza in Afghanistan. Corsi e ricorsi storici, però, mettono alla luce il ritorno di attori esterni nella questione afghana, quali, appunto, il Pakistan. Tradizionalmente, si tratta di un paese alleato dell’Occidente, ma nel tempo ha manifestato ruoli e comportamenti ambigui. Islamabad ha spesso mantenuto una sorta di “amicizia” con i talebani afghani in chiave anti-India, pur in presenza, entro i propri confini, di un nutrito gruppo di talebani pakistani, la cui volontà di riuscire a prendere il controllo del paese non è mai stata un mistero. Inoltre il Pakistan potrebbe rappresentare un ponte ideale nei rapporti diplomatici tra l’Afghanistan talebano e la Cina. Senza dimenticare che proprio in Pakistan trovò rifugio Osama bin Laden, scovato poi dagli americani ad Abbottabad nel 2011. Il Pakistan, insomma, dove ieri si è recato in visita ufficiale il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, torna ad essere centrale nello scacchiere internazionale, con il rischio tuttavia di vedere compromesse le relazioni diplomatiche con i paesi occidentali.