La didattica in presenza rimane centrale per la crescita e lo sviluppo di milioni di nostri concittadini che rappresentano la spina dorsale dell’Italia dei prossimi cinquant’anni. Servono però investimenti importanti su tutto il sistema, partendo dagli immobili per arrivare al trasporto locale

Scorrendo la nota inviata dal ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, a tutti i dirigenti scolastici, al personale e agli stessi rappresentanti delle istituzioni in vista dell’avvio dell’anno scolastico, è difficile, se non impossibile, non essere d’accordo. Pur sostenendo il processo di digitalizzazione e le potenzialità dell’informatica, è di tutta evidenza che la didattica in presenza rimane centrale per lo sviluppo psico-fisico degli studenti e delle studentesse. Perché, ed è questo il punto da non dimenticare, non si tratta soltanto di apprendere nozioni di matematica, scienze o italiano; si tratta, piuttosto, di favorire quella condivisione di fondo che è poi alla base della reale crescita di qualsiasi persona. L’obiettivo di assicurare la didattica in presenza diventa quindi decisivo ed ognuno deve dare il proprio contributo, ciascuno per le proprie competenze e ruoli. Anche il sindacato farà la propria parte, come è giusto che sia, assumendo sempre un atteggiamento responsabile ed evitando di cavalcare posizioni che magari possono portare un consenso nell’immediato, ma che, alla lunga, finiscono per essere controproducenti. Siccome, però, la scuola, oltre ad essere poesia, è anche prosa, le belle parole sulla didattica in presenza devono essere accompagnate da atti concreti, quelli che, troppo spesso, sono mancati nel nostro Paese. Se oggi si incontrano tante difficoltà nel ripartire, è perché troppi immobili non sono adeguati per accogliere i nostri studenti, ma anche perché, proprio mentre stavano chiudendo le fabbriche italiane di bus, non si è pensato ad investire nel trasporto pubblico locale. Ora speriamo nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.