Soltanto il tempo ci dirà quale sarà stato l’effettivo successo del Piano scuola 2021-2022, il documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative nelle istituzioni del sistema nazionale di istruzione che il ministero ha messo a disposizione di tutti gli operatori, dei dirigenti scolastici e degli amministratori locali, per quanto di loro competenza. Il punto di partenza, ribadito più volte dallo stesso ministro Patrizio Bianchi, è l’essenziale valore educativo della didattica in presenza; una considerazione che, per altri versi, condivide pure il comitato tecnico scientifico che collega l’elemento della didattica in classe con la progressiva copertura vaccinale della popolazione italiana. Rispetto all’avvio dell’anno scolastico 2020-2021, almeno in prospettiva si punta ad un bilanciamento tra salute, e quindi contenimento del rischio di contagio, e benessere socio-emotivo di studenti e personale della scuola, con attenzione alla qualità dei contesti educativi e dei processi di apprendimento e al rispetto dei diritti costituzionalmente riconosciuti. Se tutti sono chiaramente d’accordo sulla validità della didattica in presenza rispetto a quella in remoto, il passaggio successivo – quello che pone l’accento sulla vaccinazione del personale docente e non docente – è apparso da subito divisivo, con i dirigenti scolastici spesso su posizioni diverse rispetto ai docenti e al personale amministrativo, tecnico e ausiliare. Il comitato tecnico scientifico, però, va anche oltre arrivare a raccomandare la vaccinazione per gli studenti di età uguale o superiore a dodici anni, così come indicato in ambito di Organizzazione mondiale della sanità. Tutto ciò si traduce in un punto del quale, al momento, si è poco dibattuto sugli organi di stampa. Le istituzioni scolastiche dovranno infatti promuovere campagne informative e di sensibilizzazione rivolte al personale, agli studenti e alle loro famiglie sulle misure di contenimento del Covid-19, vaccino compreso.