Cgil, Cisl, Uil e Ugl continuano a chiedere un intervento al governo Draghi

Sei settimane per decidere il futuro immediato di centinaia di migliaia di lavoratori e di lavoratrici. È questo il tempo che ci separa dalla presentazione della legge di bilancio per il prossimo anno che, fra le altre cose, dovrà necessariamente affrontare la riforma delle pensioni, alla luce del termine della sperimentazione triennale di quota 100. Cgil, Cisl, Uil e Ugl sono da tempo in pressing sul governo, in particolare sul ministro del lavoro, Andrea Orlando. Già con la ministra Nunzia Catalfo, le sigle sindacali avevano avviato un primo confronto dal quale erano emerse alcune proposte comunque volte a favorire una maggiore elasticità in uscita, cosa peraltro condivisa anche dalle imprese. È evidente, infatti, che le stesse aziende hanno la necessità di intervenire in maniera importante sul personale, favorendo il non più rinviabile processo di ricambio generazionale, cosa che avrebbe effetti positivi sul versante delle professionalità, più allineate alla rivoluzione digitale in corso, e del costo del lavoro. In assenza di un intervento del governo, tornerebbe ad applicarsi la Fornero, con la conseguenza di una maggiore permanenza al lavoro, fino a cinque anni in più, per la stragrande maggioranza dei lavoratori. Neanche l’ape sociale ed opzione donna, da sole, permettono infatti di risolvere la problematica dello scalone che verrebbe a crearsi la mattina del 1° gennaio.