Preoccupa l’incertezza occupazionale ed economica. Italia con il calo maggiore: -9,1%


La pandemia e le consecutive disuguaglianze socio-economiche, la perdita di reddito e il peggioramento delle prospettive, hanno rimandato i sogni di molti giovani che intendevano tirare su famiglia, e questo è accaduto soprattutto in Italia. Infatti, secondo l’analisi condotta da Letizia Mencarini e Arnstein Aassve, dell’Università Commerciale Bocconi di Milano, su 22 Paesi dall’economia avanzata, nel 2020 c’è stato un netto calo delle nascite rispetto al 2019. L’Italia è stata tra queste quella che ha registrato il dato peggiore, riportando un calo delle nascite del 9,1%, con dicembre e gennaio che sono stati i mesi peggiori (periodo che concilia con i 9 mesi da marzo, inizio della prima ondata). A dicembre 2020 si sono registrati 3.500 nati in meno rispetto allo stesso mese del 2019, mentre a gennaio 2021 si è toccato un record di 5.000 nascite in meno rispetto a gennaio 2020. Sopra il nostro Paese si posizionano, Ungheria (8,5%), Spagna (8,4%). Insomma, tutta l’incertezza economica e lavorativa legata all’avvento del coronavirus ha compromesso anche le nascite e a dimostrarlo sono anche i dati registrati in Norvegia, Svezia, Olanda e Svizzera, che con un welfare più adeguato e una fiducia maggiore sul fronte dell’occupazione e del reddito, non hanno registrato alcun calo, anzi la Svizzera ha visto aumentare le nascite del 7,2% rispetto all’anno precedente. Infine, secondo lo studio, dato che sembra andare verso la fine della pandemia, le coppie stanno iniziando a riprodursi certe che prima o poi l’economia tornerà a stabilizzarsi.