di Francesco Paolo Capone Segretario Generale UGL

L’Ugl è sempre in prima linea a denunciare l’assenza di sicurezza in tutti i luoghi di lavoro al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e i rappresentanti delle istituzioni. Grazie a questa costante azione di denuncia mediatica, l’attenzione intorno alle condizioni del lavoro sta aumentando e proprio per questo oggi vale la pena raccontare una bella storia, esemplare, che proviene dal mondo dello sport. Oggi l’Italia alle Paraolimpiadi di Tokio 2020 ha raggiunto il 43° podio, superando il bottino di Rio 2016, quando era a quota 39.

Tra le prime gioie azzurre, c’è stato il triathlon, Giovanni Achenza è una specie di highlander vista la sua età: 50 anni compiuti esattamente un mese fa, il 31 luglio 1971. Nato ad Ozieri in provincia di Sassari, sul podio paraolimpico ha debuttato a Rio 2016, conquistando il bronzo all’Odaiba Marine Park nella categoria PTWC, dopo una gara incredibile, confermandosi ai vertici del movimento mondiale. La sua è una storia esemplare non solo perché ha alle spalle una lunga carriera sportiva, fatta di passione, sacrificio e soddisfazioni, ma perché è stata segnata, forse  – sarebbe meglio dire – ha avuto inizio, come per molti atleti paraolimpici, da un incidente sul lavoro, che avrebbe potuto cambiato per sempre e in peggio la sua vita. Nel 2003, a 32 anni, cade dalle scale con una conseguente lesione midollare e perde l’uso delle gambe. Giovanni Achenza non si è dato per vinto e attraverso una grande forze d’animo e un altrettanto grande determinazione è diventato uno degli atleti più forti al mondo. ll bronzo di Tokyo, conquistato il 29 agosto, è la sua seconda medaglia olimpica. Un risultato che a 50 anni deve anche alle figlie: Achenza salì sull’handbike per la prima volta perché volevano andare in bici con lui. Lo convinsero a provare la nuova disciplina e, prendendo sempre più confidenza con il mezzo, si convinse a sua volta di potercela fare. Le due medaglie olimpiche rappresentano la vetta di un lunghissimo percorso: campione Italiano di Handbike dal 2009 al 2015, 8° ai Mondiali di Paraciclismo del 2009, 1° nel 2013 nel primo Campionato Italiano di Paratriathlon, 4° nel 2014 ai Campionati Europei di Kitzbuel, 2° nella tappa World Cup a Besancon, 3° nella tappa World Cup a Londra, 5° nel 2015 al Campionato del Mondo di Paratriathlon di Chicago, 1° a Edmonton in Canada.

Sport e lavoro hanno molto in comune: la fatica, la determinazione, il sacrificio, il riscatto. Sono potenti «ascensori sociali». Quante altre occasioni di riscatto e di rinascita si potrebbero offrire, se solo su di essi si investisse molto, molto di più.