Ancora forti polemiche, invece, sul versante dell’obbligo vaccinale

La gestione del Covid-19 nel mondo del lavoro continua ad essere decisamente complessa, anche se Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno più volte ricordato che gli strumenti per intervenire già esistono e rimandano tutti al protocollo sulla salute e sicurezza sottoscritto nel 2020 e poi riaggiornato quest’anno, alla vigilia della partenza della campagna vaccinale su larga scala. Gli aspetti maggiormente divisivi, almeno a leggere le dichiarazioni rilasciate alla stampa o postate sui sociali, attengono sempre l’obbligo vaccinale e il riconoscimento o meno della quarantena fiduciaria come malattia. Se sul primo punto le distanze appaiono ancora molto ampie, sia fuori che dentro il governo, cosa che sta permettendo fughe in avanti a volte anche difficili da sostenere (un caso, ad esempio, è l’obbligo di green pass per il personale addetto alle mense scolastiche che, non trattandosi di personale scolastico, dovrebbe verosimilmente essere trattato alla stregua di qualsiasi fornitore che entra in un ambiente di lavoro), sulla seconda questione si registra una sostanziale uniformità di vedute. Dal ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, a scendere, tutti sono d’accordo sul ripristinare l’equiparazione fra malattia e quarantena fiduciaria. Il problema, almeno in questo caso, è di ordine strettamente finanziario, in quanto è necessario fare una variazione al bilancio dell’Inps.