Pronte le direttive per il superamento dello smart working generalizzato per tutti

Non è da oggi, poiché è ormai da qualche mese che il ministro della funzione pubblica, Renato Brunetta, esprime tutte le proprie perplessità sullo smart working, ma, mai come in questo momento, sembra davvero vicina la stretta, dopo il lungo periodo inaugurato nel marzo dello scorso anno per fronteggiare gli effetti devastanti della diffusione del Covid-19. Secondo alcune anticipazioni di stampa, infatti, l’economista forzista starebbe lavorando ad una direttiva puntuale da inviare a tutti i dirigenti della pubblica amministrazione al fine di far rientrare il personale entro la fine di settembre; anticipazioni che, peraltro, lo stesso Brunetta ha alimentato anche in interventi pubblici. La questione appare complessa ed è strettamente connessa all’andamento dell’economia. Il rientro in ufficio dei dipendenti pubblici (e anche di quelli privati) avrebbe un effetto importante sulla crescita del prodotto interno lordo; qualche società arriva addirittura a stimare una crescita aggiuntiva di due punti percentuali di prodotto interno lordo. Una stima quest’ultima un poco forzata, probabilmente, ma che rende bene l’idea del volume di occupazione generato dal lavoro in presenza rispetto allo smart working. È da tempo che Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno posto la questione della regolamentazione del lavoro agile, tenendo conto delle varie dinamiche in campo, compresa quella dei lavoratori fragili.