Il 34% degli italiani vorrebbe più flessibilità dai datori di lavoro

A causa della pandemia di Covid-19 le abitudini dei lavoratori sono state letteralmente stravolte, complice un ricorso sempre maggiore allo smart working, sia da parte della imprese private che da parte delle istituzioni pubbliche. Secondo un sondaggio realizzato da Ipsos in collaborazione con il World Economic Forum, a livello internazionale, in media, il 23% degli intervistati ha dichiarato di lavorare da casa in misura maggiore rispetto a prima della pandemia. Percentuale leggermente più bassa in Italia, in cui il 18% dei lavoratori dichiara di lavorare più da casa, il 73% non ha notato nessun cambiamento e il 9% continua a lavorare meno da casa rispetto al periodo precedente alla pandemia. Prima che la pandemia scoppiasse, sempre secondo il sondaggio, la percentuale di lavoratori che a livello internazionale ha dichiarato di aver sempre lavorato in ufficio, o comunque lontano da casa, era del 53%, mentre ad oggi risulta del 39%. Nel dettaglio italiano, prima dello scoppio del Covid-19, il 56% dei lavoratori ha dichiarato di aver sempre lavorato in ufficio lontano da casa, il 15% ha sempre operato lontano da casa ma non in ufficio, il 14% ha sempre svolto le proprie mansioni da casa, mentre il restante 14% ha sempre lavorato da casa e qualche volta lontano dalla propria abitazione. Alla domanda su cosa pensassero i lavoratori riguardo questo tema della flessibilità del lavoro legata allo smart working, il l 28% degli intervistati a livello internazionale ha risposto di volere una maggior flessibilità da parte dei propri datori di lavoro, percentuale che in Italia sale al 34%.