Parte economica, ma anche valorizzazione del personale e nuove assunzioni

Il cronoprogramma prevede un appuntamento a settembre, anche se non è specificato il giorno, pure se qualche federazione sindacale del comparto sanità, ad iniziare dalla Ugl, ha messo le mani avanti, rivendicando il diritto ad avere un contratto collettivo di lavoro che, finalmente, valorizzi la categoria maggiormente esposta in questi lunghi mesi di pandemia. Le anticipazioni di questi giorni sembrano avvalorare un incremento stipendiale medio nell’ordine di 90 euro mensili a regime. In termini percentuali, si tratta di circa il 4,4%, più o meno in linea con l’andamento dell’inflazione che ha risentito, soprattutto nel corso del 2020, degli effetti negativi causati dal Covid-19 e dalla contrazione dei consumi. Occorre però ricordare come l’ultimo rinnovo avesse soltanto in parte coperto il lungo periodo durante il quale il contratto non era stato rinnovato. Al di là della questione economica, però, in gioco vi è tutta la questione della valorizzazione del personale di ospedali e asl. Parliamo di oltre 540mila addetti, costretti troppo spesso a dover fare i conti con i pesanti tagli di bilancio che hanno caratterizzato tutta l’epoca della spending review post Monti. Del resto, non è un caso che larga parte delle difficoltà che il nostro Paese ha incontrato dal marzo dello scorso anno nella gestione del Covid-19 sono dipese da carenze di personale e dalla chiusura di interi reparti.