L’attività di intelligence permette di ottimizzare i risultati, ma servono ispettori

Che qualcosa che non va c’è, è evidente a tutti, in quanto basta fare una ricerca sul web: anche al netto dell’incidenza del Covid-19, che pesa sugli infortuni per circa il 25% del totale, il lavoro nel nostro Paese continua ad essere assolutamente insicuro, per una serie di motivi diversi, ad iniziare dalle irregolarità sostanziali sui macchinari e i dispositivi di protezione individuale. Però, se la notizia arriva direttamente dal nuovo numero uno dell’Ispettorato nazionale del lavoro, Bruno Giordano, è evidente che si è superato il livello di guardia. Secondo il nuovo capo degli ispettori, che cita una indagine effettuata fra le città di Milano e di Prato, il 100% delle aziende è risultato non essere in regola con le disposizioni di legge previste. Sempre Giordano chiarisce che ciò non vuol dire che tutte le aziende italiane non rispettano la normativa su salute e sicurezza, ma che Ispettorato nazionale del lavoro, Inps e Inail sono in condizione di andare a cogliere le irregolarità più diffuse grazie ad una analisi attenta di una serie di parametri incrociati su base territoriale e settoriale. Una procedura che, nel recente passato, è stata illustrata ai rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl all’interno della commissione consultiva sulle attività ispettiva che sicuramente porta dei risultati utili in termini di contrasto, ma che, per essere pienamente, efficace dovrebbe essere accompagnato dall’assunzione di ispettori.